I buonisti dell'accoglienza non potranno più negare, dopo l'operazione compiuta ieri dalla Polizia di Stato a Palermo, che il traffico di esseri umani è sempre più legato alla criminalità organizzata. Dopo che Carola Rackete sulla Sea Watch 3 aveva scarrozzato 3 torturatori libici, poi condannati a vent'anni di carcere, ora viene fuori che la banda di trafficanti arrestati ieri mattina nel capoluogo siciliano avrebbe anche organizzato la traversata di 190 clandestini poi caricati su nave Diciotti il 16 agosto del 2018.
La notizia ha ovviamente attirato l'attenzione del leader della Lega Matteo Salvini: «Sgominata a Palermo una banda di trafficanti di esseri umani - ha scritto - capaci di organizzare partenze dall'Africa e anche fughe dai centri di accoglienza italiani per spostare i clandestini nel Nord del Paese, in Europa o negli Usa. Il sospetto concreto è che la banda avesse fatto affari perfino sugli immigrati fatti sbarcare dalla Diciotti, un'altra vicenda che per qualcuno doveva costarmi l'ennesimo processo». E quindi: «Grazie a forze dell'ordine e magistratura per la brillante operazione. Sono sempre più orgoglioso di andare in tribunale a Catania, il prossimo 3 ottobre, e ribadire che difendere l'Italia e i suoi confini non è un reato ma un dovere».
L'indagine, che prende il nome di Glauco IV, è la prosecuzione delle tre precedenti che hanno consentito nel tempo di identificare numerosi trafficanti di esseri umani, molti dei quali condannati anche in via definitiva. A portarla avanti la Squadra mobile di Palermo e il Servizio centrale operativo, coordinati dal Procuratore di Palermo Francesco Lo Voi, dal Procuratore Aggiunto Marzia Sabella e dai Sostituti Procuratore Gery Ferrara, Claudio Camilleri e Giorgia Righi.
Il sodalizio criminale, con cellule operanti in Africa, in diverse aree del territorio nazionale e in altri Paesi europei e non, ha operato su due fronti diversi, ma strettamente interconnessi fra loro: il favoreggiamento dell'immigrazione clandestina e l'esercizio abusivo di attività di intermediazione finanziaria tramite il cosiddetto metodo hawala, utilizzato principalmente per il pagamento dei viaggi dei migranti o del prezzo della loro liberazione dalle safe house in territorio libico.Tra i trafficanti individuati anche Ghermay Ermias, tuttora latitante e destinatario di diversi provvedimenti.
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