Londra. Aveva lasciato la sua casa di Bethnal Green dove viveva con i genitori nel 2015, per unirsi ai combattenti dello Stato Islamico. Il governo britannico le aveva tolto la cittadinanza ma ora la Corte d'Appello ha deciso che può tornare nel Paese e lottare per riaverla. «Nonostante le preoccupazioni sulla sicurezza nazionale riguardo a Begum, ho raggiunto la ferma conclusione che dato che l'unico modo in cui può avere un ricorso equo ed efficace è quello di poter venire nel Regno Unito per perseguire il suo appello, la correttezza e la giustizia devono, in casi come questo, superare le preoccupazioni di sicurezza nazionale», ha dichiarato il giudice Julian Martin Flaux.
Shamima Begum aveva 15 anni quando insieme a due compagne di scuola se n'era scappata in Siria accecata dal sogno dei combattenti dell'Isis, allora al massimo della loro potenza. Quattro anni dopo, quando i terroristi avevano perso il controllo territoriale, era stata ritrovata in un campo profughi siriano, incinta di nove mesi. Aveva chiesto di essere perdonata e voleva ritornare a casa, ma il governo conservatore era stato irremovibile. L'allora ministro degli Interni Sajid David l'aveva privata della cittadinanza nel 2019, affermando che costituiva una minaccia per la sicurezza del Paese e sostenendo che, a ogni modo, aveva la cittadinanza del paese d'origine dei genitori, il Bangladesh. Era emerso poi che il Bangladesh non l'avrebbe mai accolta e che se vi fosse entrata clandestinamente avrebbe rischiato di venir impiccata.
La mossa di David aveva dato l'avvio a una lunga battaglia legale culminata nella decisione, non unanime, della Corte d'Appello di ieri. L'avvocato di Shamima è partito dal presupposto che la sua cliente ha perso la cittadinanza senza aver mai avuto la possibilità di difendersi dato che si trovava in un campo rifugiati nel nord-est della Siria senza alcuna possibilità di comunicare con i suoi avvocati. In febbraio era stata fotografata nella tenda dove viveva. Il suo bambino, Jarrah, era morto laggiù poco dopo la decisione presa da Javid. La donna ha raccontato ai media di aver avuto altri due bambini, quando era sposata con un olandese convertito all'Isis, anche loro morti. I servizi segreti inglesi hanno raccontato invece che Begum era un membro di al-Hisba, la polizia dell'Isis e in quel periodo gira armata di Kalashnikov ed era nota per la sua inflessibilità. Avrebbe inoltre contribuito a realizzare le cinture esplosive per gli attentati. Ora la decisione della Corte d'Appello - che in parte rovescia quella presa in precedenza dalla Siac, un tribunale semi segreto che esamina i casi migratori complessi - offre la possibilità alla donna di dire la sua versione. Che, a detta del suo difensore, Daniel Furner è molto diversa. «Gli stessi giudici hanno potuto notare le ovvie differenze - ha dichiarato - tra le interviste rilasciate ai giornalisti e le informazioni fornite al legale d'ufficio nei procedimenti legali». Non è detto però che Shamima riesca a ritornare in patria. Il governo inglese ha infatti intenzione di contestare l'ultimo giudizio e si è detto «deluso e preoccupato» dalla mossa dei giudici. Inoltre non è chiaro come potrà far ritorno nel Regno Unito visto che al momento nessun jet governativo è pronto a scaldare i motori per andare a riprendersela.
Infine, gli stessi giudici della Corte d'appello che hanno spiegato come in questo caso «equità e giustizia debbano superare la preoccupazione per la sicurezza nazionale» sono anche consapevoli che Begum potrebbe venir arrestata con l'accusa di terrorismo non appena toccato il suolo britannico e tenuta in carcere fino al processo.
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