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Show di Renzi al processo "Libro rosso per toga rossa"

L'ex premier in aula con l'esposto contro il pm Turco sbotta. La replica: "Ma come si permette?"

Show di Renzi al processo "Libro rosso per toga rossa"

«Ma perché lei ha tutti questi quaderni? Lei non può portarli qui!». Che Matteo Renzi arrivasse ieri mattina nell'aula del processo Open, il procuratore aggiunto Luca Turco lo aveva probabilmente messo in conto, perché già altre volte l'ex presidente del Consiglio aveva voluto andare di persona in tribunale a Firenze, a vedere in faccia il suo giudice e il suo accusatore: ed erano volate scintille. Quel che Turco non si aspettava era che Renzi portasse con sé trenta copie di un grosso quaderno rosso.

«Cosa ci fanno qui?», sbotta Turco. E Renzi gli risponde a brutto muso: «Ma come si permette? Lei non ha alcun titolo per dirmi che cosa portare e cosa no. Decide il giudice, non lei. Faccia il suo e non si permetta». Una riedizione del brusco faccia a faccia dell'udienza scorsa, con Renzi che diceva a Turco «io di lei non mi fido» e l'altro che replicava «fa bene a non fidarsi».

Cosa contenessero i quaderni rossi, Renzi lo spiegato poco ai cronisti che lo attendono fuori dall'aula dell'udienza a porte chiuse. Si tratta della copia dell'esposto disciplinare che il leader di Italia Viva ha inviato al ministro della Giustizia, alla Cassazione e a Sergio Mattarella nella sua veste di presidente del Consiglio superiore della magistratura. Nel mirino dell'esposto e dei suoi venti capi d'accusa c'è lui, Turco, indicato da Renzi come il responsabile di una inchiesta dettata solo da finalità politiche e condotta violando ripetutamente il codice di procedura penale, le norme costituzionali a tutela del Parlamento e persino una sentenza della Cassazione. «Noi abbiamo rispettato la legge, lui no - dice Renzi - come quando ha inviato al Parlamento del materiale che doveva distruggere». É la storia dei file sequestrati da Turco a Marco Carrai, amico e coimputato di Renzi, che nel 2021 la Cassazione aveva ordinato al procuratore di non trattenere, e che invece il mese dopo Turco trasmise al Copasir, il comitato parlamentare sui servizi segreti, facendoli di fatto diventare pubblici. «Il procuratore Turco - si legge nel quaderno rosso" di Renzi - ha operato in evidente regime di fumus persecutionis nei confronti miei e dei miei parenti, avendo egli dedicato gli ultimi sette anni della sua carriera a uno spropositato numero di procedimenti nei confronti di persone della mia famiglia».

In attesa che Nordio decida se mettere Turco sotto procedimento disciplinare, Renzi ha stampato il suo esposto in mille copie. Colore della copertina non casuale. «É il quaderno rosso per la toga rossa», spiega l'ex premier, «visto che il dottor Turco è stato a lungo iscritto alla corrente della magistratura che viene ribattezzata da voi giornalisti toghe rosse».

L'imputazione di finanziamento illecito per Open, sostiene Renzi, è solo il punto di approdo di una persecuzione giudiziaria motivata solo dall'ostilità personale e politica. Così l'udienza preliminare davanti al giudice che dovrà decidere sulla richiesta di rinvio a giudizio si è trasformata ormai in una specie di ring in cui Renzi sembra trovarsi del tutto a suo agio.

«Oggi è stato divertente - racconta all'uscita - perché l'accusa ha cercato di difendersi dalle considerazioni straordinarie fatte un mese fa dalla difesa. La difesa ha dimostrato che non stanno in piedi le considerazioni dell'accusa. E quindi l'accusa era in difensiva. È un mondo alla rovescia, questo è un processo alla rovescia».

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