Si attiva la catena umanitaria "fai da te". I Comuni mobilitati per gli ucraini in fuga

Molti italiani si sono mossi spontaneamente per dare un aiuto

Si attiva la catena umanitaria "fai da te". I Comuni mobilitati per gli ucraini in fuga

Mentre in Ucraina si combatte, l'Europa accoglie il flusso dei profughi con poca organizzazione e tanto slancio umanitario spontaneo. Come il convoglio «fai da te» del senatore di Fratelli d'Italia Giovanbattista Fazzolari. Sabato l'esponente del partito della Meloni ha saputo da amici ucraini residenti in Italia che alcuni loro parenti due mamme e tre bambini di uno, quattro e cinque anni - erano al confine con l'Ungheria. E a quel punto, ha spiegato il senatore, «siamo partiti immediatamente con la macchina dall'Italia insieme alla nonna dei bambini. Siamo arrivati questa mattina (ieri, ndr) al confine, poi l'abbraccio con la nonna». Nel gruppo «nessun uomo», ha aggiunto il senatore Fdi su Facebook, perché «loro rimangono a combattere». Fazzolari ha incontrato tanti che, come lui, sono andati in auto ad aiutare chi scappava dalla guerra, un bel gesto che, osserva, «fa riflettere sul fatto che non ci sia un'organizzazione che fa capo allo Stato, ma tutto è lasciato a iniziative spontanee». Altro problema è la rigidità della burocrazia, che ha impedito l'imbarco su un aereo a Budapest per la mancanza del passaporto di uno dei bambini, dimostrando per Fazzolari «poca concretezza da parte delle istituzioni».

In effetti gli arrivi finora sono per lo più spontanei. Ieri un bus con targa ucraina con cinquanta persone donne e bambini anche di pochi mesi, due soli gli uomini, uno dei quali è l'autista - è arrivato a Fernetti, al confine tra Slovenia e Italia, dopo due giorni di viaggio, diretto nei luoghi dove risiedono parenti e amici dei passeggeri: Brescia, Vicenza, Milano e Roma. Sabato sera, invece, è giunto a Piacenza un altro bus con quaranta profughi, tra loro anche una bambina di appena nove mesi, che è riuscito a lasciare l'Ucraina e a entrare in Polonia dopo un'attesa di 10 ore, prima di proseguire per l'Italia. Che si mobilita, per ora, su base comunale: dall'Umbria arriva la disponibilità ad accogliere i profughi in arrivo dall'Ucraina da parte dei sindaci leghisti di Terni e di altri sette comuni che si dicono «pronti a fare la nostra parte per garantire sostegno e assistenza». In prima linea anche il sindaco di Carloforte, in Sardegna, e il primo cittadino di Puglianello, in provincia di Benevento. Anche il «re del prosecco» Sandro Bottega ha offerto una casa e un lavoro a cinquanta rifugiati ucraini. Intanto le ferrovie tedesche offrono i loro treni agli ucraini in fuga dal Paese, e Croce Rossa Italiana, Unhcr e Unicef attivano il numero solidale 45525 per raccogliere fondi da destinare all'assistenza umanitaria.

Anche il papa, all'Angelus, lancia appelli all'accoglienza, ma molti reclamano un coordinamento degli interventi umanitari da parte del governo italiano. Battono un primo colpo i ministri della Famiglia e degli Esteri, Elena Bonetti e Luigi Di Maio, assicurando che l'ambasciata italiana a Kiev è al lavoro per organizzare un corridoio umanitario per i minori orfani.

E la vicepresidente azzurra al Senato Licia Ronzulli, di fronte alla stima di 370mila rifugiati in fuga fatta dall'Unhcr, chiede all'Onu di avviare «immediatamente un'operazione di peacekeeping per aiutare gli ucraini indifesi a evacuare».

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