"Siamo pronti a votare la risoluzione del centrodestra. Non possiamo votare una risoluzione che preveda il Movimento 5 stelle al governo. Il presidente Berlusconi lo ha anticipato al Presidente della Repubblica e al presidente del Consiglio". Mentre in Aula vanno avanti le dichiarazioni di voto il coordinatore nazionale di Forza Italia, Antonio Tajani, da Villa Grande, anticipa ciò che i senatori di Lega e Forza Italia diranno dopo pochi minuti a Palazzo Madama. E cioè che il centrodestra di governo ha deciso di astenersi sul voto di fiducia richiesto dal premier sulla risoluzione del senatore Casini, che chiede al Senato di approvare tout-court le comunicazioni rese dal premier in mattinata. Un discorso che conteneva diverse stoccate rivolte ai partiti della coalizione.
Il tentativo di mediazione del centrodestra, quindi, è stato respinto dal capo di Palazzo Chigi durante la replica pronunciata al termine della discussione generale. Una decisione accolta con "grande stupore", quella di "porre la questione di fiducia sulla risoluzione presentata da un senatore - Pierferdinando Casini - eletto dalla sinistra", fanno sapere da Forza Italia, Lega, Udc e Noi con l’Italia. Stamattina era stato Silvio Berlusconi ad informare il Colle e lo stesso Draghi della disponibilità del centrodestra di governo "a sostenere la nascita di un esecutivo" guidato da Draghi e "fondato sul nuovo patto che proprio il premier ha proposto in Parlamento".
Una disponibilità confermata e ufficializzata nella proposta di risoluzione presentata dai senatori Calderoli, Romeo, Bernini e De Poli. "Non è una questione di poltrone, il problema è politico, vogliamo un governo stabile senza una forza politica che faccia la guerriglia ogni giorno alla sua maggioranza", ha spiegato ancora Tajani. Il tema è strettamente politico. "Si è frantumato il patto di fiducia che ci teneva insieme e che teneva sopito il malumore”, ha detto in Aula la presidente dei senatori azzurri, Anna Maria Bernini annunciando la decisione del gruppo di astenersi.
"La fiducia di oggi andava costruita con altri presupposti", ha proseguito facendo riferimento proprio alla proposta del centrodestra. "Crediamo nel direttore d’orchestra, non crediamo negli orchestrali stonati", è la metafora che chiama in causa il Movimento 5 Stelle, responsabile della crisi secondo Forza Italia. Un particolare che viene sottolineato in più di un’occasione dalla senatrice che non nasconde la sua "perplessità" per il "biasimo percepito nei confronti del centrodestra". "Non siamo noi quelli degli out-out, delle bandierine identitarie e delle scissioni", rimarca Bernini. "La crisi – insiste - non è stata né voluta né provocata da Forza Italia e la nostra soluzione di mediazione non è stata ascoltata".
Subito dopo ha annunciato la stessa mossa anche il senatore leghista, Stefano Candiani. "Dispiace - ha detto - che non sia stata scelta la nostra risoluzione e che questo ci abbia messi nelle condizioni di non partecipare al voto per la fiducia su un'altra risoluzione, non a caso firmata da Casini". "Diciamo sì a un governo nuovo fatto dalla Lega e da chi lo voglia sostenere, altrimenti si dia la parola agli italiani", afferma senza mezzi termini. "Ci sarebbe piaciuto - attacca rivolgendosi al premier - che si prendesse cura di tutti i partiti della maggioranza senza fare la differenza tra figli e figliastri".
"Questa instabilità della maggioranza - accusa - è data dai continui cambi di casacca e dalla non qualità di chi la compone. Il problema non è lei ma di quella parte di maggioranza, a partire dai Cinque stelle e dal Pd, che ha creato solo fibrillazioni". Candiani ha poi ringraziato i ministri e i sottosegretari della Lega per essere stati sempre "leali". Ma l'azione di governo, ha chiarito, "non si può reggere sull'inaffidabilità". O nasce "un governo rinnovato nei suoi indirizzi politici e nella sua composizione" o si va al voto, è la posizione della Lega, che chiede di uscire dallo "stallo".
Anche la capogruppo del M5S, Mariolina Castellone, ha annunciato, come era stato previsto, l'astensione. "Queste posizioni ci obbligano a prendere atto che il problema siamo noi", ha detto. "Noi - ha aggiunto - togliamo il disturbo però vogliamo assicurare i cittadini che ci saremo sempre quando si tratterà di approvare provvedimenti utili, continueremo le nostre battaglie nel Parlamento e nel Paese".
Con il passo indietro dei Cinque Stelle mancherebbe, quindi, il numero legale, che oggi è di 142 senatori.
Un particolare che non è sfuggito alla presidente Elisabetta Casellati che l'ha comunicato subito ai suoi collaboratori. In questo caso la votazione non sarebbe valida e andrebbe ripetuta. Ma molti prevedono che il premier possa salire al Colle al termine del voto.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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