Si risveglia dal coma e pensa di vivere nel 1980. "Mio figlio? Non può essere più grande di me"

L'uomo, 63 anni, crede di averne ancora 24: si ricorda della moglie solo nelle foto da ragazza. "Chat e euro? Mai visti"

Si risveglia dal coma e pensa di vivere nel 1980. "Mio figlio? Non può essere più grande di me"
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Si risveglia dal coma dopo 5 anni. Ma pensa di essere nel 1980. Con i soldi in lire, i telefoni attaccati al muro e il Tutto Città da sfogliare per trovare le vie mentre si guida.

Luciano D'Amato, dopo un grave incidente nel 2019, è tornato con la testa indietro nel tempo, a quando aveva 24 anni. In realtà ne ha quasi 40 di più. Al suo risveglio rimane sconvolto da tutto, a cominciare dal suo aspetto fisico. Uno choc guardarsi allo specchio, «di colpo» invecchiato.

«Dov'è la mia fidanzata?» chiede. Ma la sua fidanzata non ha più 19 anni come una volta, però è sempre lei e gli ha dato un figlio. Di cui lui non ricorda nemmeno la nascita. Eppure quel bambino ora è un uomo di 35 anni. «Impossibile che mio figlio sia più grande di me» è stato il suo primo pensiero. «Sì, è nostro figlio» gli ha spiegato la donna, che lui lì per lì ha guardato come si guarda un'estranea.

Una storia pazzesca, degna di un film di Hollywood. Luciano era un dipendente all'aeroporto di Fiumicino. Dopo aver finito il turno, è rientrato a casa, a Monte Mario, Roma, e ha deciso di uscire di nuovo. Quel giorno, attraversando la strada, la sua vita ha preso una piega inaspettata. Investito da un'auto, è rimasto in coma per 5 anni. Ma quel sonno lo ha riportato indietro nel tempo, alla sua gioventù. Lo ha raccontato lui stesso in un'intervista a Il Messaggero. Quando ha riaperto gli occhi, un'infermiera gli ha chiesto un numero di telefono. Lui, confuso, ha dato il numero di casa della madre, senza nemmeno il prefisso e senza capire perché volessero contattarla da un telefono così «piccolo». Pochi istanti dopo, una donna è entrata nella stanza, chiamandolo per nome. «Mi chiedevo come sapesse chi fossi» ha raccontato Luciano. Tutto, la sua mente ha cancellato tutto: non sa più cos'è Internet, cosa sono le chat, cosa è successo del mondo. Niente Tangentopoli, niente Torri Gemelle, niente pandemia (che lui ha vissuto dormendo). I parenti e gli amici lo vanno a trovare mostrandogli le foto del tempo e dello spazio che la sua mente ha rimosso. «Guarda, qui eravamo al mare». «In questa avevi appena cominciato a lavorare». Ma nella sua testa non si accende nulla, solo un po' di stupore nel vedere immagini che scorrono su quel coso senza filo e sempre così «piccolo». Ma dove sono finiti gli album di polaroid e foto del rullino? Vagli a spiegare che sì, esistono, come oggetti di nicchia da appassionati vintage. Solo un'immagine, racconta al Messaggero, è chiara nella sua mente annebbiata: il cartellino sulla culla del suo primo nipote, con il nome Matteo e la data di nascita del 2014. Come è possibile tornare a vivere dopo un salto indietro al 1980 e dopo aver disintegrato tutta la vita da adulto? Con fatica ma Luciano ci sta provando. Lavora come manutentore in una scuola (in tanti casi gli edifici sono precisi identici agli anni Ottanta, se non fosse per le lavagne Lim) e, con l'aiuto degli psicologi, ha ricostruito il rapporto con sua moglie, partendo da zero. Luciano è un caso di studio per la comunità scientifica.

Davide Quaranta, neurologo del Policlinico Gemelli di Roma e docente di Neuropsicologia e Neuroscienze cognitive alla Cattolica di Roma, parla di «un caso rarissimo, da studiare. Mai vista un'amnesia così estesa». Ma prima che la scienza dia una spiegazione a quanto successo, si farà avanti qualche regista, di sicuro.

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