"In Parlamento è rimasta impantanata la dignità umana". Elena Cattaneo, Mario Monti, Renzo Piano e Carlo Rubbia tentano il blitz con un appello rivolto a tutte le forze politiche. A pochi giorni dalla pubblicazione della lettera di Loris Bertocco, il 59enne paralizzato che ha scelto l'eutanasia in Svizzera, i senatori a vita chiedono dalle colonne di Repubblica che il Parlamento arrivi a una rapida approvazione della legge sul testamento biologico, ferma al Senato da oltre cinque mesi.
Da più di cinque mesi il disegno di legge sul fine vita è fermo in Commissione Sanità del Senato. "Nonostante tutti i sondaggi fatti sul tema dimostrino, da almeno un decennio, il consenso di un'amplissima maggioranza di italiani - accusano i senatori a vita nell'appello pubblicato da Repubblica - tremila emendamenti (in massima parte ostruzionistici) e discussioni infinite ostacolano la definitiva approvazione di una legge che non è di destra, di centro o di sinistra". Per Piano e compagni, la legge darebbe "valore alla volontà di ciascuno" tutelando "la dignità di tutti". "Il cosiddetto testamento biologico - scrivono i senatori a vita - non rappresenta più, da tempo, la frontiera 'divisiva' dei 'nuovi' diritti civili. Non lo è più da ventisette anni negli Stati Uniti, dove il dibattito sul Living will è iniziato quasi quarant'anni fa nelle Corti dei vari Stati, nella Corte suprema e nella società civile, per poi culminare con l'adozione del Patient Self Determination Act del 1990 - continuano - non lo è più neanche, almeno da dieci anni, nella maggior parte dei Paesi europei, dove ormai il valore giuridico vincolante di un testamento biologico fa parte del corpus dei diritti civili minimi del cittadino".
L'appello dei senatori a vita è un'accusa durissima alla politica italiana che, a loro dire, avrebbe demandato la decisione a processi, tribunali e singoli magistrati. "La politica (è, ndr) incapace di fare quel che le è proprio, il legislatore - si legge ancora - la nazione culla del diritto non riesce a dare ai suoi cittadini una cornice giuridica certa in cui poter esercitare le proprie scelte, liberamente e responsabilmente, su una materia personalissima di libertà individuale, nonostante, come osservava il presidente emerito Giorgio Napolitano nel maggio 2017, il provvedimento in discussione 'risponda a sentimenti e sensibilità ormai prevalenti nella nostra società'".
Secondo i senatori a vita, non è più ammissibile che, dopo i casi di Eluana Englaro, Piergiorgio Welby e migliaia di altri meno noti, gli italiani "non possano scegliere, facendo affidamento sulla chiarezza di una legge, come autodeterminarsi in una questione fondamentale, letteralmente di vita e di morte, che riguarda ognuno di noi".- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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