Roma - Maurizio Lupi, lei è in Parlamento dal 2001. Qual è il tratto distintivo di questa campagna elettorale?
«È una campagna elettorale breve, tutti dicono sottotono ma nella gente è forte l'esigenza di ricevere risposte concrete. Io credo sia necessario avere chiaro il traguardo del 2023 e una visione di ampio respiro. Verso la politica c'è sfiducia, anni di antipolitica hanno lasciato il segno. Ma la responsabilità è prima di tutto la nostra».
Cosa rappresenta il suo nuovo partito, Noi con l'Italia?
«È il tentativo di dare una risposta alla disillusione e alla distanza verso la politica. Noi ci crediamo e più di tutti ci ha creduto Berlusconi che ha voluto questo progetto. L'obiettivo è far tornare i moderati al centro della politica di centrodestra. Moderati non significa pesci lessi, semplicemente vogliamo equilibrio, serietà e concretezza».
Ce la farete a raggiungere la soglia del 3%?
«Abbiamo buone sensazioni. Siamo un partito radicato sul territorio con amministratori locali e pezzi di società civile. Abbiamo rimesso insieme la componente liberale, quella cattolica, quella riformista-socialista, con noi ci sono Raffaele Fitto, Enrico Zanetti, Enrico Costa, Saverio Romano. Il traguardo è realizzabile».
Il rientro nel centrodestra è avvenuto in maniera naturale?
«Io e altri abbiamo sostenuto governi non di sinistra ma di ricostruzione. Abbiamo portato la nostra identità di centrodestra al governo ad esempio sull'art. 18, sull'uso del contante e sull'abolizione dell'Imu. Finita la legislatura torniamo coerentemente con la nostra parte politica».
La Lega aveva posto un veto su di lei.
«Io i veti li ho letti ma non li ho visti. Con la Lega governiamo in Lombardia, in Liguria, nel Lazio a Rieti come a Frosinone, a Catanzaro o a Monza, ci sono differenze ma io parlo ad altri elettori. Dobbiamo guardare i punti in comune. Poi saranno i cittadini a decidere se l'asse sarà più spostato verso destra o più verso il centro. Se parlo della Fornero la nostra proposta non è cancellare la soglia dei 67 anni ma renderla sostenibile. Io penso piuttosto a dare lavoro a chi a 60 anni lo perde e rischia la povertà assoluta. Vogliamo la normalità non essere Mandrake o Superman».
L'ha sorpresa la scelta del candidato per la Lombardia?
«Per il dopo Maroni è stata fatta una scelta nella direzione del buongoverno. Fontana ha guidato l'Anci, è stato un ottimo sindaco di Varese, potrà tenere vivo un modello di eccellenza a cui tutta l'Italia guarda».
Cosa pensa dell'incandidabilità di Berlusconi?
«Un paradosso. Berlusconi è il nostro punto di riferimento, il collante di una proposta democratica. Il suo ruolo è stato riconosciuto anche dal Ppe. Noi siamo rientrati nel centrodestra per conquistare elettori che non si riconoscono nell'esperienza di Forza Italia, ma Berlusconi rimane un solido punto di riferimento».
Qual è il punto di vista di un cattolico come lei sull'emergenza immigrazione?
«Si può accettare questa sfida solo se si è coscienti della propria identità. Se non la si affronta la reazione istintiva è la rabbia.
La sicurezza è un diritto, bisogna difendere i confini che sono innanzitutto confini europei. I flussi vanno governati con numeri sostenibili in modo che chi arriva sia trattato con dignità. Quindi servono strutture e, soprattutto, investimenti nell'istruzione perché al centro ci sia sempre la persona».
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