Come sta scritto sul Palazzo della civiltà dell'Eur in Roma: «Un popolo di poeti, di artisti, di eroi, di santi, di pensatori, di scienziati, di navigatori, di transmigratori», pronunciata da Mussolini e completata da Gianni Brera sul Guerin Sportivo con: «...di acque minerali e di commissari tecnici...» poteva dunque, questo nostro popolo, perdere la grande occasione dell'elezione presidenziale? Giammai. In assenza del campionato di football e nell'attesa del festival di Sanremo, eventi cardine del comune parlare quotidiano, eccoci in campo con le Quirinarie, gioco aperto a chiunque anche al di sotto degli anni 50 previsti per la candidatura a capo dello Stato. Social scatenati, vale la qualunque, saltano tutte le marcature dell'intelligenza, del rispetto, della competenza. La moltitudine di nuovi virologi e infettivologi lascia il campo all'esperto del Colle, opinioni e pareri, pronostici e scommesse su chi diventerà il servitore della patria. La sfilata coinvolge anche i giornalisti ai quali è concessa la (vana) gloria della tivvù, da Rai a Mediaset a La7, alle emittenti locali, basta mettere la faccia, a titolo gratuito ma in omaggio ad Andy Walrhol quindici minuti di popolarità non vengono negati a nessuno e così si assiste e si ascoltano sentenze che, nel giro di un paio di consultazioni, saranno smentite o ridimensionate, senza alcun pentimento. I social non prevedono la scheda bianca, non esiste un movimento del no-matt, si moltiplicano, invece, le interazioni, gli utenti giocano come con il calcio mercato, a differenza delle votazioni elettorali qui gli influencer improvvisati e no, non possono incidere sulle indicazioni e le preferenze, si sta ai margini sognando di far parte dei 1009. Gli allibratori danno Draghi a 1 e ½, Mattarella è a 9 volte la posta, la Cartabia segue a 11 mentre il cardinale che vuole diventare papa, al secolo Casini Pier Ferdinando, si ferma a 15. Non è trascurabile l'ultima posizione occupata da Amato a 51. Qualche romantico e nostalgico crede ancora nel recupero di Berlusconi anche se l'hastagh sul presidente si è afflosciato da domenica sera. Ovviamente il libera tutti fa parte dei giochi, Tabacci trova improvvisi fans, tra Facebook e Twitter ecco apparire Frattini for president, si infiltrano anche i black block di internet che minacciano i candidati, pochi ricorrono alla quota rosa, la Casellati resta un'idea come un'altra, si assiste alla maratona televisiva, Chicco Mentana è il padre di tutte le battaglie, sfilano senatori e onorevoli così come le parole e gli spot pubblicitari, facile il passaggio dalla fibra di Ibra a quella di chi conduce per ore e ore la diretta.
All'ora del the si arriva già a ipotizzare il dopo Draghi che pur ancora in vita viene già dato partito per la nuova dimora quirinalizia. E siamo soltanto all'aperitivo, al warm up. Una sola cosa è certa: la notte non porterà consiglio. Dei ministri. Oggi si replica.
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