Renato Schifani, 74 anni, ex presidente del Senato, ha iniziato la sua lunga corsa politica mezzo secolo fa nella Dc di Piccoli e Forlani. Dopo la caduta della Prima repubblica, nel 95, ha aderito al progetto Forza Italia ed è stato uno degli uomini di punta della squadra di Berlusconi.
È un ex avvocato, è profondamente siciliano, e così, superati ormai i 70 anni, ha deciso di accettare la candidatura al mestiere più difficile che possa toccare a un uomo politico: il presidente della Regione Sicilia. Ed è stato eletto.
Presidente Schifani, i giornali stranieri dicono che c'è una fuga di turisti dalla Sicilia perché manca l'acqua. Vero o falso?
«Palesemente falso. Stiamo assistendo a una delle più grandi operazioni di mistificazione che io abbia mai visto nella vita. Sono in continuo contatto con il Presidente della Federalberghi. Il suo vice ha rilasciato una dichiarazione nella quale conferma il flusso di turisti in aumento in Sicilia. E questi sono dati oggettivi che non possono essere confutati».
Perché un giornale serio come il «New York Times» rilancia queste fake news?
«L'obiettivo è creare la notizia. Da sempre lanciare l'allarmismo fa crescere le notizie. È uno dei meccanismi dell'informazione. Scrivere che le cose vanno bene non fa notizia. Il lettore è più interessato alle tragedie. Più tragedie più copie. È una strategia spregiudicata di mercato, che io ho sempre contestato. Stavolta è vittima la Sicilia».
Farà qualcosa per smentire?
«Nei prossimi giorni daremo un messaggio a tutta la comunità internazionale per spiegare come stanno le cose».
Però la siccità c'è. C'è una emergenza.
«Che ci sia un problema di siccità è un fatto oggettivo. Innegabile. Dobbiamo distinguere i due livelli del problema».
Facciamolo
«Sono presidente della Regione da un anno e mezzo e eredito 20 anni di assenza di politica sulle acque, sulle irrigazioni, sulle dighe, sulle reti idriche delle città. 20 anni di immobilismo. E questo è il primo livello del problema. Il secondo livello è dato dal fatto che il nostro modello climatico oggi è assimilato a quello del Marocco o dell'Algeria. Dal mese di maggio non c'è stata la minima precipitazione».
Lei che contromisure sta prendendo?
«Mi sto muovendo su due direttrici. La prima è quella di affrontare l'emergenza. Ci sono 20 milioni messi a disposizione dallo Stato e 28 messi dalla Regione per fare in modo che si individuino rapidamente dei pozzi che assicurino subito l'approvvigionamento e anche l'irrigazione. La seconda, a medio termine, è l'utilizzo dei fondi di coesione che ci sono stati assegnati - abbiamo firmato l'accordo col governo Meloni, e ringraziamo la presidente - per il rifacimento totale della rete idrica di Agrigento (i lavori partono in questi giorni); e in più ho dovuto con mio grande stupore stanziare circa 90 milioni per ripristinare tre dissalatori abbandonati 14 anni fa e ora inutilizzabili».
Non ha trovato un quadro molto positivo.
«No. Il quadro è quello che le ho detto. Ora servono emergenza e strategia. Finora nessuno si è misurato con questi problemi».
Il ministro per la Protezione civile Musumeci ha dichiarato: soltanto il 30% delle risorse sono state utilizzate per il contrasto alla siccità
«Non è così. Innanzitutto stiamo cercando di individuare i pozzi, e i pozzi non si trovano dall'oggi a domani. Comunque abbiamo utilizzato finora non il 30 ma il 60 per cento delle risorse. Mi fermo qui. Perché sono concentrato sul fare, non sul fare polemiche con chi mi ha preceduto».
Ok. Cosa diciamo ai turisti? Dobbiamo dirgli se andate in Sicilia resterete senz'acqua?
«È una cosa falsa. Io lancio una domanda e aspetto una risposta: indicatemi il nome di un albergo, un solo albergo, che sia stato costretto a chiudere per assenza d'acqua».
I numeri del turismo che dicono?
«Leggero aumento rispetto all'anno scorso. In Sicilia è aumentato anche il Pil, sono aumentate le entrate fiscali. La politica che stiamo facendo di sostegno alle imprese dà risultati. Lo dice il Mef. L'agenzia internazionale Standard and poor's ci ha aumentato il rating. Sono fatti oggettivi, non notizie dei giornali».
Facciamo un bilancio della sua presidenza.
«Ho semplificato le procedure, sbloccando moltissime richieste di autorizzazioni ambientali. Ho stabilito la responsabilità della burocrazia: chi sbaglia viene rimosso. E poi ho pianificato sul tema dei rifiuti la realizzazione di due termovalorizzatori. Non dimentichiamo che sono riuscito ad abbassare il prezzo dei voli per la Sicilia».
La cattiva informazione che danno può fare alla Sicilia?
«Un danno grandissimo. Ma la Sicilia è forte. Supererà anche questi attacchi».
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