Presidente, con la sua assoluzione al processo di Roma, si è chiusa un'altra pagina di quel mostro giuridico che risponde al nome di Ruby ter. Un altro capitolo del suo calvario giudiziario durato dieci anni. Se non ci fosse stata questa persecuzione la Storia del Paese sarebbe stata diversa?
«Su questo non ho alcun dubbio. Basta ricordare la pagina vergognosa con la quale nel 2013 mi è stata di fatto preclusa la possibilità di partecipare attivamente per diversi anni alla vita politica. Questo in ragione non soltanto di una sentenza assurda ma dell'applicazione retroattiva di una norma. Il Senato con un voto politico decise di cacciare il leader dell'opposizione dalle aule parlamentari. Credo che sia un fatto senza precedenti nelle democrazie occidentali. Oggi provo un misto di sollievo e di sgomento. Sollievo perché un poco alla volta la verità emerge e giudici onesti e imparziali, come lo è la maggioranza dei magistrati italiani, non possono che prenderne atto. Questa è la seconda sentenza di assoluzione nell'ambito dei processi cosiddetti "Ruby ter. La cosa che invece mi sgomenta è proprio il fatto che dopo più di 10 anni, e nonostante plurime sentenze di assoluzione, sia ancora aperta una vicenda giudiziaria che ha danneggiato e ferito non solo me ma anche miei amici e collaboratori. Il danno di immagine e le sofferenze che ne sono derivate non potranno mai essere ripagati. Anche per questo una commissione parlamentare d'inchiesta su quanto accaduto in questi anni, certo non solo nel mio caso, sarebbe giusta e opportuna, ma è soprattutto la riforma della giustizia a costituire uno dei compiti più urgenti del nuovo governo di centro-destra. Una riforma certo non punitiva verso i magistrati, che al contrario meritano rispetto, ma che garantisca i cittadini e ridia efficienza al sistema. A nessuno deve poter più capitare quello che è capitato a me».
Il governo finora ha marcato la sua identità, ora va di moda quest'espressione, su temi riguardanti la sicurezza (decreto sui rave) o l'immigrazione, non sarebbe opportuno farlo anche nella politica economica?
«Le questioni economiche sono la vera emergenza per il nostro Paese. Sono convinto che il centro-destra abbia vinto le elezioni soprattutto perché gli italiani hanno avuto maggiore fiducia nella nostra capacità di affrontare la crisi economica rispetto agli altri schieramenti in campo. È su questo che sarà misurata la nostra capacità di governo tra 5 anni. Naturalmente temi come la sicurezza e l'immigrazione sono importanti, ma ora le famiglie e le imprese aspettano risposte concrete sui temi che le riguardano più da vicino: le bollette, il lavoro, le pensioni, il fisco».
Lei ha fondato il centro-destra trent'anni fa ponendo tra i tanti argomenti anche la questione fiscale. Un tema che è sempre stato sentito dai governi liberali e moderati. Basta pensare alla Thatcher o a Reagan. Ora siamo passati come qualcuno dice da una coalizione di centro-destra ad una di destra-centro, ma il tema fiscale non dovrebbe essere il primo argomento con cui marcare una discontinuità con il passato?
«Centro-destra o destra-centro è solo una questione lessicale. La matematica insegna che cambiando l'ordine dei fattori il prodotto non cambia. Insegna anche che siamo una coalizione nella quale ognuna delle tre maggiori forze politiche è essenziale da un punto di vista non solo numerico ma anche, e soprattutto, politico. Da parte nostra abbiamo posto la questione fiscale con grande forza in campagna elettorale e continueremo a porla, perché solo attraverso la leva fiscale si può ridare fiato ad un sistema economico provato da anni di pandemia ed ora dagli effetti della crisi Ucraina. Per questa ragione abbiamo dato un contributo decisivo nella stesura del primo provvedimento discusso in Parlamento, il nuovo Decreto Aiuti e la Nadef, oggi stiamo lavorando per scrivere una legge di Bilancio di vera svolta».
In campagna elettorale lei ha posto il problema di un intervento sulle cartelle esattoriali in un momento così difficile per i cittadini. Il governo deve rispettare questo impegno e in che modo?
«La pace fiscale è fondamentale per due ragioni: per non soffocare famiglie e imprese già in difficoltà e per chiudere una stagione di conflitto fra fisco e contribuenti. Dobbiamo ristabilire un clima di fiducia fra stato e cittadini, ripartendo con un sistema fiscale più equo, più semplice e meno vessatorio. Per questa ragione ancora venerdì, nell'elenco delle proposte irrinunciabili per Forza Italia, c'era questo intervento: se le cartelle sono molto vecchie, il risultato di piccoli contenziosi dovuti ai ritardi della burocrazia, devono essere cancellate».
Avete proposto l'estensione della flat tax e lei ha rilanciato la sua idea della decontribuzione per i nuovi assunti. Tutte questioni che in una congiuntura difficile come l'attuale potrebbero dare respiro ai cittadini e mettere sul mercato risorse per rilanciare i consumi. Il governo deve farsi carico di questi problemi sia pure nella consapevolezza che la congiuntura economica è difficile?
«Sono perfettamente consapevole del fatto che stiamo attraversando una fase difficile e che quindi è necessario procedere con gradualità e prudenza, senza venir meno ai vincoli di bilancio. Quanto è accaduto nel Regno Unito con il breve governo della signora Truss dimostra che la prudenza è necessaria anche per non spaventare i mercati. Ma gradualismo e prudenza, che fanno parte del nostro DNA, non significano rimanere immobili. Nella legge di Bilancio, che il consiglio dei ministri licenzierà lunedì, ci sarà una estensione della flat tax per le partite Iva, quella che abbiamo chiesto noi, che può arrivare fino a 100 mila euro. È il prologo di quanto faremo per tutte le categorie professionali da qui alla fine della legislatura. Sulla tassazione dei nuovi assunti, ho chiesto una cosa chiarissima: il costo-azienda per ogni nuova assunzione, tra giovani o over 50 che hanno perso il lavoro, deve essere equivalente allo stipendio netto percepito dal nuovo assunto. Se pago 1500 il lavoratore, l'azienda deve sostenere un costo di 1500. Questo renderà molto conveniente per le aziende assumere i giovani».
Quale altra misura le sta particolarmente a cuore, curerà fino alla fine?
«Questa della detassazione e della decontribuzione degli stipendi per i giovani nuovi assunti e quella della cancellazione delle autorizzazioni preventive.
E poi la detassazione totale di pane, latte e degli altri prodotti di prima necessità, come la riduzione dell'Iva sui prodotti per la prima infanzia. Abbiamo il dovere di aiutare chi è andato in maggiore sofferenza e lo Stato certo non deve fare cassa su ciò che garantisce la sopravvivenza. Infine le pensioni. Ci siamo impegnati ad aumentarle per garantire a tutti di vivere dignitosamente. Cominciamo ad agganciarle al costo vero della vita, aumentandole in linea con l'inflazione. Mano mano, di qui fino alla fine della legislatura, arriveremo al nostro obbiettivo: nessuno dovrebbe avere una pensione inferiore ai mille euro».
E poi c'è il dramma che angustia gli italiani, quello delle bollette. Il governo è intervenuto investendo buona parte delle risorse che ha disposizione per proteggere imprese e famiglie dal rialzo dei costi dell'energia. In più ha riaperto la strada alle trivellazioni per sfruttare al meglio i nostri giacimenti di gas. Si può far altro?
«Mi lasci ricordare che larga parte delle risorse che libereremo con questa legge di Bilancio saranno destinate a gestire questa emergenza. Nell'immediato dobbiamo monitorare con attenzione l'andamento dei costi dell'energia per famiglie ed imprese, pronti ad intervenire di nuovo se i provvedimenti già presi non si rivelassero sufficienti. In nessun caso possiamo permettere che il prezzo dell'energia determini una nuova recessione. Per quanto riguarda il futuro, la ripresa delle trivellazioni fa parte di un complesso di politiche sull'energia necessario per garantire la sicurezza energetica del paese, che comprende i rigassificatori, l'incremento forte delle energie rinnovabili, i termovalorizzatori e in prospettiva la ricerca sul nucleare pulito. Un altro tema. Abbiamo detto sì alla modifica, ma abbiamo ottenuto il rinvio delle nuove regole per il superbonus: non dimentichiamo che si è trattato di una misura che era finalizzata innanzitutto al risparmio energetico. Bisogna risolvere il tema della cessione dei crediti e ricordarsi che è necessario dare alle famiglie e alle imprese il tempo necessario per organizzarsi».
Sull'immigrazione clandestina, sulle navi Ong ci sono state mille polemiche. Addirittura ne è nato un incidente diplomatico con la Francia di cui patiamo ancora gli strascichi. Lei non ha mai bloccato le navi fuori dalle nostre acque territoriali, o nei porti. Ha sempre preferito intervenire nei paesi d'origine, cercando la collaborazione di quei governi. Bisogna tornare a quella politica, ritornare alla politica dei flussi ed evitare che la questione si trasformi in uno scontro tra il partito dei porti chiusi e i sostenitori dei porti sempre e comunque aperti?
«Il tema delle migrazioni è una delle questioni epocali del 21° secolo. Naturalmente la politica delle porte aperte seguita negli anni dai governi di sinistra è stata una politica irresponsabile, tuttavia è anche illusorio pensare che si possa risolvere il problema semplicemente bloccando qualche porto. Ha fatto bene il governo ad affrontare subito questo problema con un passo diverso, ma le ragioni della sovranità nazionale non possono mai essere disgiunte da quelle della legalità internazionale e soprattutto dai valori cristiani e dai principi liberali della nostra società, che ci impongono di porre la vita e la dignità delle persone, di ogni essere umano, al di sopra di tutto il resto. Salvare chi è in pericolo in mare è un dovere assoluto, e sinceramente soffro nel vedere persone in pericolo, bloccate a bordo di un'imbarcazione e respinte dai porti europei. Solo l'Europa ha la possibilità, e aggiungo anche il dovere, di affrontare questo tema che ci riguarda tutti. Si tratta di evitare le partenze, con accordi con i paesi della sponda sud del Mediterraneo, come avevo fatto io nel nostro governo nel 2010 fermando l'immigrazione dell'anno a 4400 persone e soprattutto con quel piano Marshall per l'Africa del quale parlo da anni, per una stabilizzazione economica ma anche politica dei paesi dell'Africa e del Vicino Oriente. I migranti fuggono dalla fame, dalle guerre, da violenze politiche o religiose. Se non poniamo termine a tutto questo, offrendo loro una speranza nei paesi d'origine, non fermeremo mai i flussi migratori. Al tempo stesso si tratta di superare il trattato di Dublino, nato in un'epoca completamente diversa: tutta l'Europa deve farsi carico dell'accoglienza ed anche della gestione delle domande di protezione. Per ottenere questo è necessaria la massima collaborazione con i nostri alleati storici in Europa. L'Europa non può dividersi su questo, per questo l'atteggiamento della Francia nelle scorse settimane è stato davvero incomprensibile».
Durante la formazione del governo ci sono state delle polemiche nella maggioranza e anche dentro Forza Italia. Ora l'esecutivo è partito. Pensa che sia nelle condizioni di far bene?
«Sono convinto di sì, con l'aiuto determinante di Forza Italia e della nostra squadra nel Governo e nel Parlamento. Noi siamo liberali, cristiani, garantisti, europeisti, atlantici. Il centro-destra deve avere queste caratteristiche per governare in modo credibile. Per questo il ruolo di Forza Italia è fondamentale.
Siamo diversi dai nostri alleati per cultura politica e per linguaggio, ma esistono le condizioni per lavorare insieme con la lealtà e il rispetto reciproco che hanno sempre caratterizzato il centro-destra, fin da quando nel 1994 ho dato vita a questa coalizione».
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