Il Movimento 5 Stelle ormai è una polveriera: il gruppo, già spaccato per le innumerevoli giravolte effettuate sui temi storici nel corso di questi anni, si è ulteriormente diviso in seguito alla crisi di governo e soprattutto dopo l'ok arrivato dagli iscritti su Rousseau al governo guidato da Mario Draghi. Un via libera dato sulla base di un quesito "formulato in maniera suggestiva e manipolatoria", lasciando intendere che solo con la partecipazione dei grillini all'esecutivo "si potranno difendere i provvedimenti adottati dal precedente governo e dalla precedente maggioranza". La denuncia è arrivata da diversi eletti pentastellati, che hanno inviato una lettera a Vito Crimi per chiedere di ripristinare la consultazione online con una domanda più oggettiva.
Nella serata di ieri è arrivata la proposta di mediazione targata Davide Casaleggio: valutare la strada dell'astensione. Il presidente dell'Associazione Rousseau ha riferito che dagli attivisti "è arrivata in media una email al minuto sulla mancata costituzione del Superministero che sarebbe dovuto nascere dalla fusione di Mise e Ambiente", come invece previsto dal quesito a garanzia dell'avvio del governo. Qualora non fosse possibile sottoporre una nuova domanda agli iscritti, Casaleggio si augura che non si vengano a creare divisioni all'interno dei gruppi parlamentari. "Molti parlamentari mi segnalano che vorrebbero votare contro non essendo passibili di sanzioni disciplinari sulla base dei precedenti e delle regole attuali. Auspico che chi senta il disagio nel sostenere questo governo percorra la scelta della astensione", è la mossa fatta come scudo ai ribelli contro eventuali espulsioni.
Il piano dei 70 ribelli
La truppa dei malpancisti si allarga con il passare dei giorni: oltre ai 30 senatori ribelli, scrive il Corriere della Sera, si contano anche 40 deputati sul piede di guerra. A preoccupare è il fatto che in molti si stanno già organizzando per non perdonare l'ultimo tradimento: ad esempio la deputata siciliana Angela Raffa ha organizzato su Zoom un incontro per fare il punto della situazione ed esprimere le proprie perplessità. Il fronte, costituito dai contrari al governo Draghi e ai vertici del Movimento, si fa minaccioso. Nel frattempo Nicola Morra, presidente della Commissione antimafia, su Facebook mette la giustizia come paletto imprescindibile: "Ricordo che anche la conclusione del governo Conte I fu da molti addebitata all’approssimarsi della riforma della prescrizione. Non so perché, ma questa cosa qua fa paura a tanti. Chissà perché?".
L'assemblea infuocata
"La partita sta per iniziare", sussurra un pentastellato. Lo smottamento inizia veramente dalla base, che ha preso di mira il reggente Vito Crimi per la gestione della crisi. Sui suoi post Facebook non gli danno pace: "Non facciamo finta che tutto va bene, vi siete fatti infinocchiare dalla vecchia politica marcia. Quella che detestavate..."; "Fai un favore al mondo e al Movimento, sparisci"; "È più digeribile la peperonata fatta a cena da mia suocera"; "Una squadra che ha lottato per i propri interessi e tu per primo. Venduti". A questo si aggiunge la riunione (infuocata) di ben 4 ore dopo le 2 di sabato con i parlamentari: un confronto duro e franco che non ha portato ad alcun risultato.
"Da domani cominceremmo a spingere per avere un numero adeguato e anche superiore di sottosegretari alle dimensioni del gruppo. Se siamo meno di 282 a votare la fiducia ovviamente cambiano le percenuali e il numero di sottosegretari spettanti. Quello che cercavo di farvi capire sul potere contrattuale", è il ragionamento che avrebbe fatto il capo politico. Crimi però non trova calma nei gruppi e si trova costantemente nel mirino delle polemiche: le richieste di dimissioni fioccano.
Tornando alla partita delle poltrone, è proprio qui che si aprono discussioni animate. In ballo ci sono i numeri: 15 sottosegretari e 3 viceministri che rischiano di saltare. Ai vertici viene rimproverata una pessima linea che ha portato i grillini ad avere solo i Ministeri degli Esteri, dell'Agricoltura, delle Politiche giovanili e dei Rapporti con il Parlamento. "Chi ci ha portato fin qui si dovrebbe fare da parte", sbottano gli eletti. Un altro 5 Stelle ironizza: "Vediamo quali brillanti ruoli riusciamo a strappare". Almeno per il momento, sempre secondo il Corriere della Sera, non sta triofando il tentativo di mediazione.
"Abbiamo ancora tre giorni per salvare la faccia e rimanere compatti: è il momento di provare ad ascoltarci l’un l’altro", sostiene un 5S. Ma è proprio questo il difficile. A questo punto l'implosione può solo accompagnare il gran caos.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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