
Dov'è finita Elly Schlein? Nel momento in cui il «campo largo» esplode sulla politica internazionale, con il leader dei 5S che si schiera fragorosamente con Trump e Putin e contro l'Unione europea (nonché contro Mattarella, sia pur con giri di parole) mentre i suoi portaborse scagliano insulti violenti contro massimi dirigenti del Pd («infiltrati fascisti» alla vicepresidente del Parlamento Europeo Pina Picierno, che non ha avuto mezza parola di sostegno dalla segreteria Pd), e l'alleato centrista Carlo Calenda (ma anche qualche esponente dem) fischia il time out alla segretaria Pd: «Bisogna rompere ogni legame con M5s», lei che fa? Niente. Tace, si nasconde, si fa schermare dai collaboratori («Oggi Elly di questo non parla, ha altri impegni») assediati dai cronisti in cerca di reazioni di colei che, in teoria, dovrebbe essere la candidata premier alternativa a Giorgia Meloni. E che però non riesce a spiccicare verbo, neppure sul profluvio di menzogne di Donald Trump contro l'Ucraina, probabilmente per paura di spettinare il ciuffo a Conte (foto).
Nessuno riesce ad ottenere una sua reazione, neppure in privato: né Calenda con il suo ultimatum («In questo tornante della storia se stai con Trump e Putin sei un traditore dell'Ue e dell'Italia: Elly, è arrivato il momento di decidere con chi stare»), né Pina Picierno sotto attacco dei 5S, neppure quei dirigenti che ieri la invitavano a dare almeno un segnale nella giusta direzione, annunciando la propria partecipazione alla manifestazione pro-Ucraina che si terrà domenica a Roma. «Si finge morta», dice icasticamente Calenda. Ma la fuga della segretaria-opossum nel momento più cupo per l'Occidente, dagli anni Trenta ad oggi, imbarazza profondamente anche il suo partito. O almeno le componenti Pd più consapevoli della posta altissima in gioco. E del rischio di perseverare in una politica di «testarda unità» con un partito, M5s, che ha la stessa identica linea della Lega di Matteo Salvini.
È assai netto Giorgio Gori: «Questo - dice postando lo sproloquio trumpista di Conte - è il capo del movimento con cui dovremmo costruire l'alleanza alternativa al centrodestra. Aldilà di ogni giudizio morale, quale politica estera pensiamo di condividere con lui? Quale posizionamento internazionale? Come potremmo essere credibili di fronte agli italiani?». Domande senza risposta. Conte, sottolinea Picierno, «si schiera dalla parte di Trump e dei nemici della democrazia, contro l'Ue e lo Stato di diritto. C'è un limite a tutto, pure alla pazienza, anche quando è testardamente unitaria», ironizza Pina Picierno. «Schlein ricordi a Conte che siamo dalla parte delle democrazie liberali e non di Trump», invoca Alessandro Alfieri. «Trump sposa la disinformazione di Putin, e Conte si affanna a difenderlo. Penoso», dice Irene Tinagli. «Nella direzione Pd (convocata per giovedì prossimo, ndr) bisognerà arrivare a un chiarimento serio sulla linea Pd. O vogliamo finire a rimorchio di Conte che fa il cheerleader di Trump?», si chiede un dirigente. Fine invero paradossale, per colei che si vantava di aver fatto la campagna porta a porta per Obama. Ma che non ha trovato una parola non solo per difendere Pina Picierno dagli attacchi contiani (anzi: i suoi si sono affrettati a diffondere notizie sugli insulti a Schlein da alcuni anonimi simpatizzanti di Fdi, per distrarre l'attenzione interna al Pd sul caso Picierno) ma neppure per criticare Trump. Nel frattempo, Schlein si ritrova a fare i conti anche con la propria avventata adesione alla manifestazione «anti-governo» annunciata da Conte. Il quale la sta rapidamente trasformando in manifestazione anti-Ucraina e pro-Trump, con la scusa del «no alle spese militari». Elly però si era detta «pronta a organizzarla insieme». E ora? «Non so che fare, Conte è imprevedibile», confessa lei candida ai suoi. «Io certo non ci andrò: non vado a manifestazioni di cui non condivido la piattaforma.
É la Russia che ha invaso l'Ucraina, e noi abbiamo il dovere e anche l'interesse a difenderla», dice Lorenzo Guerini. Intanto, mentre il premier socialista spagnolo Sanchez annuncia una visita a Kiev, Elly fischietta. Non sia mai che Giuseppi si irriti.
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