Il sindaco di Salerno dopo la condanna: «Non intendo arretrare di un millimetro». Ma il partito pensa di far saltare le votazioni

Il sindaco di Salerno dopo la condanna: «Non intendo arretrare di un millimetro». Ma il partito pensa di far saltare le votazioni

SalernoMa le primarie non dovevano rappresentare uno straordinario strumento di democrazia e di partecipazione, a detta dei democrat? Invece, dopo il caso Liguria, il Pd sta implodendo anche in Campania, in vista delle Regionali di maggio. Tutti uniti, l'uno contro l'altro: il comunista Gennaro Migliore, fuggito dall'abbraccio con Nichi Vendola, per stringersi al rottamatore Matteo Renzi; Andrea Cozzolino, ex figlioccio di Antonio Bassolino (che punta a ridiventare sindaco di Napoli), potente signore delle preferenze, già finito nella bufera delle primarie del 2011; infine, Vincenzo De Luca, sindaco di Salerno, colpito due sere fa da una condanna a un anno di reclusione per abuso di ufficio dal Tribunale di Salerno.

Prima della sentenza, l'ex sottosegretario e sindaco aveva annunciato: «In caso di condanna mi dimetto». Ieri ha precisato: «Avevo detto che mi sarei ritirato nel caso in cui fossi stato condannato per peculato ma, da quella accusa sono stato assolto. Non intendo arretrare di un millimetro». Insomma il codice deluchiano non prevede le dimissioni in caso di condanna per abuso di ufficio, non molla la carica di sindaco ma, soprattutto, la sua candidatura alla primarie per le Regionali. Insomma, pare di riassistere alle performance di Giggino De Magistris, condannato a ottobre per abuso di ufficio dal Tribunale di Roma (processo Why not) e sospeso dal prefetto di Napoli, ma poi riabilitato, prima dal Tar e poi dal Consiglio di Stato. Entrambi i sindaci delle due più importanti città della Campania si sono ribellati alla legge Severino, che oggi ancora di più appare come una norma creata ad hoc due anni fa per fare fuori Berlusconi da premier, dopo che aveva vinto delle regolari elezioni. Vedremo se anche Vincenzo da Salerno seguirà lo stesso iter giudiziario di Giggino. Ovvero: sospensione del prefetto, sospensione della sospensione e ritorno sulla poltrona di Palazzo di città, dopo qualche settimana di defenestrazione.

Dopo la straripante vittoria alle ultime elezioni Europee sembrava che Cozzolino dovesse vedersela solo contro De Luca, già sconfitto cinque anni fa da Stefano Caldoro. Poi, calato dall'alto, è arrivato Migliore, che nelle intenzioni romane doveva costituire il candidato unico della sinistra, superando cosi anche lo «scoglio» delle primarie. Ma sia Cozzolino sia De Luca hanno fatto sapere di non avere alcuna intenzione di farsi da parte. Unica concessione dei due «duri» ex Pci al neo piddino è la partecipazione alle primarie, anche se i termini per la presentazione delle candidature erano abbondantemente scaduti. Quindi appuntamento al 1° febbraio per la consultazione interna alla sinistra.

Rivedremo cinesi, africani, assoldati qua e là in fila per votare il «loro» candidato? Una brutta storia vista nel 2011, quando, si correva per la candidatura a sindaco (elezioni poi vinte da Giggino, che approfittò della spaccatura nel Pd), poi annullate dopo la schiacciante vittoria di Cozzolino. L'investitura fu poi data al prefetto Morcone che, non giocò nemmeno la «finale» per l'elezione a sindaco, giocata invece dall'ex pm e dal candidato del centrodestra Gianni Lettieri.

La partita, De Luca sì-De Luca no, si sta giocando tra Napoli e Roma. Rinvii continui, incontri fiume, dichiarazioni contro. Anche il segretario regionale Pd avrebbe chiesto a De Luca di ritirarsi: «Non mollo», la risposta.

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