La sinistra boicotta l'aumento dei Cpr: "Sono disumani". Ma li propose il Pd

L'opposizione contro l'idea di Piantedosi di aprire un Centro per i rimpatri in ogni Regione. Il primo a ventilare il raddoppio però era stato il ministro dem Minniti

La sinistra boicotta l'aumento dei Cpr: "Sono disumani". Ma li propose il Pd

Con il tempo ce lo siamo scordati, ma l'idea di aprire un Cpr per regione al fine di garantire espulsioni e rimpatri forzati non l'hanno avuta nè Matteo Salvini, nè il ministro dell'interno Matteo Piantedosi (nel tondo). L'imprimatur spetta a Marco Minniti, il ministro degli interni targato Pd che nel 2017 impresse una decisa sterzata alle politiche per il contrasto all'immigrazione. «Mutatis mutandis» l'idea è oggi il cavallo di battaglia di un Ministro dell'Interno costretto a fare i conti con un travolgente aumento degli arrivi e con un numero sempre crescente di irregolari sul nostro territorio. Anche perchè la capienza di appena 1378 posti garantita dai dieci Cpr attivi nel paese appare ormai decisamente sottodimensionata rispetto agli oltre 519mila irregolari presenti in Italia (stime Fondazione Ismu) e agli oltre 27mila sbarchi registrati nei primi tre mesi di quest'anno. Nonostante questi dati e l'origine rigorosamente «dem» del progetto la proposta di raddoppiare i Cpr suona come un autentico tabù per il partito guidato dalla pasionaria Elly Schlein. Il primo a farlo capire è Emiliano Fossi il fedelissimo che la Schlein ha traghettato alla guida del Pd in una Toscana dove l'apertura di un Cpr è da mesi al centro del dibattito politico. «Io sono contrario ai Cpr perché da un lato mettono in discussione la politica dell'accoglienza, dall'altro perché sono luoghi inumani. Dobbiamo cambiare approccio. Dobbiamo tornare a farci sentire più di sinistra» - ha subito chiarito Fossi aprendo un evidente scontro interno con il sindaco di Firenze Gianni Nardella fin qui disponibile a sostenere il progetto. A dar man forte a Schlein e Fossi in Toscana ci pensano una quarantina fra Ong, Onlus e gruppi di sinistra ed estrema sinistra tra cui Arci, Associazione di Amicizia Italo-Palestinese, Oxfam Italia e ActionAid. A guidarle ci pensa l'Asgi, l' «Associazione studi giuridici sull'immigrazione» finanziata dall'Open Society di George Soros che garantisce consulenza legale agli immigrati in tutta Italia ed è la prima firmataria di un appello in cui si denuncia «la riproposizione di un modello incostituzionale basato sulla privazione della libertà personale». La linea Schlein fa breccia anche al Consiglio comunale di Torino dove il 13 marzo la maggioranza Dem - Cinque Stelle ha bocciato il rifacimento e la riapertura del Cpr cittadino chiuso dopo le rivolte interne e i presidi anarchici all'esterno che hanno causato un milione di euro di danni. «Condividiamo l'auspicio del consiglio comunale a che il Cpr di Torino non riapra più» - spiega un comunicato del Pd torinese in cui si definisce la struttura come «poco umana» e «poco efficiente» visto che «i rimpatri effettivi non superano il venticinque per cento». A guidare l'assalto al Cpr di Palazzo San Gervasio di Potenza c'è invece la deputata di Alleanza Verdi e Sinistra Eleonora Evi. Per la deputata, relatrice di un'interrogazione parlamentare ai Ministri dell'interno, della Salute e della Giustizia, «Le strutture di trattenimento per stranieri irregolari (Cpr) purtroppo si configurano spesso come un non-luogo dove alcune persone possono essere private della libertà senza che abbiano commesso alcun reato penale». A livello nazionale il grande nemico di qualsiasi progetto che punti a moltiplicare o rendere più efficienti i Cpr è il segretario di Sinistra Italiana Nicola Fratoianni. «È sbagliata l'idea - dichiara - che l'immigrazione possa essere affrontata come un tema di ordine pubblico con Cpr che spuntano come funghi, e sono luoghi di reclusione».

Il tutto mentre una «visionaria» Elly Schlein ci spiega che la soluzione del problema migranti non può arrivare dal decreto varato a Cutro dal governo di Giorgia Meloni, ma solo dalla riforma del Trattato di Dublino. Una riforma che nè il Pd , nè lei nella precedente veste di eurodeputata, hanno mai sostenuto.

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