
C'è una sola certezza che emerge dai molti volti delle tante piazze che hanno animato il 25 aprile: l'anti europeismo è il nuovo core business della sinistra radicale. Sono molti gli elementi che ci portano a fare questa analisi, ma un'immagine su tutte rende la potenza di questa scelta: vari gruppi di ragazzi che bruciano - maldestramente ma con convinzione - una bandiera dell'Unione Europea. Poi ci sono le decine, se non centinaia, di bandiere della Palestina e i vessilli rossi con la falce e il martello. Però quelli ci sono sempre stati e ormai sono tappezzeria folcloristica in uso alle frange più carnascialesche.
Ma l'ultimo grido - in tutti i sensi - della protesta antagonista è l'attacco all'Europa che si invera anche in altre due forme di contestazione, visivamente meno violente della bandiera data alle fiamme, ma politicamente altrettanto emblematiche: l'esclusione dal corteo delle bandiere dell'Ucraina (avvenuta a Torino la sera del 24) e i tanti slogan contro il riarmo. Ed è evidente che se non si difende Kiev dall'aggressione russa e se non si ritiene necessaria alcuna difesa comune del Vecchio Continente nel nome del più vetusto pacifismo, beh, non si è certo grandi amici dell'Europa e dell'europeismo. E, a dire il vero, nemmeno dei propri Paesi di appartenenza, ma questo è un altro discorso e attiene a quell'oicofobia, quel «ripudio della casa» che - come per primo ha segnalato Roger Scruton, ammorba un po' tutto l'Occidente.
Il tema è che proprio tra le anime di quella sinistra che si è sempre piccata di essere europeista ora attecchisce più che mai e più che altrove l'odio verso Bruxelles: prima stazionava più nelle periferie dell'estrema destra, ora prolifera nei folti cespugli del mondo post marxista. E, in realtà, nemmeno troppo lontano dai centri storici e dalle Ztl del pensiero progressista più illuminato e più chic. Lo dimostra il fatto che i «No Ue rossi» nei cortei della Liberazione non erano emarginati, ma erano al fianco dell'Anpi, come in un ideale passaggio di testimone tra una generazione e l'altra. Nonostante l'evidente cortocircuito ideologico. Finite tutte le ideologie a disposizione la sinistra ricicla un antieuropeismo in salsa marxista che, sospettiamo, sarà centrale nell'arsenale antagonista dei prossimi mesi.
Ma la contraddizione non termina qui, perché adesso come glielo andiamo a spiegare ai Michele Serra, agli intellettuali engagé e alla società civile che giusto un mese e mezzo fa, nel nome del manifesto di Ventotene, sono scesi in piazza con le bandiere blu dell'Europa unita rivendicando di averne l'esclusivo copyright? Come glielo spieghiamo adesso che i loro stessi amici e compagni, nei cortei fratelli del 25 aprile, quelle bandiere blu le danno alle fiamme?
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