Chiamatelo, se volete, karma. Gli scandali dei Soumahoro e, ancor peggio, il giro di mazzette del Qatargate hanno svelato agli occhi dell'opinione pubblica il bieco moralismo della sinistra. Proprio mentre invocavano i porti aperti alle Ong contro il pugno duro della Meloni sull'immigrazione clandestina, i dem si sono trovati completamente ricoperti dal fango degli intrallazzi di «Lady Gucci» e della suocera Marie Therese. E di lì a qualche giorno, mentre si stracciavano le vesti in difesa del bancomat, eccoli a dover fare i conti coi 600mila euro in contanti trovati a casa di Antonio Panzeri e le sacche piene di banconote sequestrate nell'appartamento di Eva Kaili. Un karma «nero», dunque. Le battaglie storiche dei progressisti - la difesa degli ultimi e i diritti umani - messe alla berlina nel giro di una decina di giorni. E, poi, l'emergere di una triste verità: mai come prima d'ora, il famoso adagio «predicano bene ma razzolano male» suona tanto azzeccato.
I due scandali forniscono gli ingredienti giusti per fare a pezzi decenni di moralismo rosso. Non che ci volessero i Soumahoro per svelare agli italiani i maneggi di una certa sinistra nel redditizio business dell'accoglienza. «Con gli immigrati - diceva Salvatore Buzzi - si fanno molti più soldi che con la droga». E l'inchiesta «Mafia Capitale» lo aveva dimostrato in modo inappuntabile. Solo che adesso, coi Soumahoro, lo scandalo fa più male. Perché lo schianto di Aboubakar, il deputato che il primo giorno di legislatura si è presentato a Montecitorio con gli stivali verdi per moralizzare il Parlamento e l'Italia intera sugli stranieri sfruttati nei campi, è ancor più assordante. Proprio lui, che era stato innalzato, in mondovisione, a baluardo dei diritti degli immigrati, è stato tirato in mezzo da moglie e suocera in una storiaccia di coop e soldi spariti. Un classico della sinistra, ma che figuraccia! Un po' com'era stato con Mimmo Lucano. Altro simbolo dell'accoglienza caduto giù dall'olimpo dello star system radical chic. Ora che il tribunale di Locri lo ha condannato a tredici anni e due mesi, lo scansano tutti. Prima, però, correvano a farsi i selfie con lui. Gli stessi che vedevano in Soumahoro un possibile «papa straniero» per un Pd a corto di timoniere e che oggi lo schifano e, sotto sotto, lo incolpano: avrebbe potuto essere il pungolo contro il governo «fascista» che chiude i porti alle Ong e, invece, è solo il volto imbarazzante dell'accoglienza rossa.
Lo stesso imbarazzo lancinante, devono provarlo in tanti dalle parti del Pd per le mazzette degli emiri. I diritti umani svenduti in cambio di soldi. Tanti soldi. Così tanti da riempirci intere sacche. Immaginateveli quei borsoni zeppi di banconote. E pure le valigie, riempite in fretta e furia quando sono scattati i primi fermi. Nemmeno il garantista più garantista di tutto il mondo riuscirebbe a difenderli. E basterebbe questo schifo a calare il sipario sulla sinistra. Se non fosse che da giorni quella stessa sinistra, che oggi viene sorpresa in vasche traboccanti di euro che nemmeno zio Paperone, fa la bulletta coi baristi che non vogliono usare il Pos per incassare un euro e trenta centesimi di caffè.
Forse, prima di invocare i porti aperti, la sinistra dovrebbe dire ai suoi che non si lucra sulla pelle degli immigrati.
E, prima di far passare per evasore chiunque si schieri contro l'imposizione del bancomat, dovrebbe dire ai suoi che i diritti umani non sono in vendita. Nemmeno per una vacanza da 100mila euro o per un borsone pieno di contanti.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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