«I gay nell'esercito sono inadatti. È opportuno non dichiarare ed evidenziare la propria omosessualità. Anche nella mia carriera mi sono imbattuto in episodi di omosessualità e ho fatto in modo che quelle situazioni non si verificassero di nuovo, che chi ne era coinvolto venisse ricollocato ed impiegato in altre aree».
A pronunciare queste parole non è stato il «pericoloso», «omofobo» e «fascista» generale Roberto Vannacci, che la sinistra vuole cacciare dalle forze armate dopo le frasi provocatorie contenute nel suo libro. Ma a pensare che i «gay fossero inadatti per l'Esercito», al punto da destinarli ad altri incarichi, è stato un altro generale, Mauro Del Vecchio, che il Pd non solo non ha crocifisso in piazza ma ha addirittura promosso in Parlamento. A consegnare quei concetti a Klaus Davi è stato il generale Del Vecchio, un pezzo da novanta delle forze armate che Walter Veltroni nel 2008 volle prima capolista al Senato nella lista Pd e poi in commissione Difesa.
Eppure la sinistra non si scandalizzò, non chiese la destituzione dell'ufficiale. Addirittura lo premiò con un seggio in Parlamento. Cambiano i tempi. Cambia anche la sinistra dalla «memoria corta». Oggi il fuoco contro il generale Vannacci non si ferma nemmeno dopo la decisione del Capo di Stato Maggiore dell'Esercito Italiano di rimuoverlo dalla guida dell'Istituto geografico militare di Firenze. Da oggi gli subentra un altro generale, Massimo Panizzi, che in passato è stato portavoce dell'ammiraglio Giampaolo Di Paola quando quest'ultimo era ministro della Difesa del governo Monti. É poco. La sinistra vuole la gogna. Riccardo Magi di Più Europa è senza freni: «É un soggetto pericoloso, va congedato». Sergio Costa, vicepresidente della Camera del M5s, con un passato da ufficiale dei Carabinieri, parla di «violazione della Costituzione». Intanto però la rete si schiera con il generale Vannacci. Il caso crea tensioni anche nello schieramento di centrodestra. Fdi e Lega mettono nel mirino il ministro della Difesa Guido Crosetto per la linea dura. Se il leghista Matteo Montevecchi paragona Crosetto al deputato dem Zan, più morbido è il meloniano Giovanni Donzelli: «In una democrazia liberale non è compito della politica vagliare la correttezza morale dei contenuti degli scritti». Tensioni che spingono Crosetto a intervenire: «Nessuna limitazione della libertà e nessuna punizione. Ho chiesto l'avvio, come da prassi, della verifica dei fatti. Il generale Vannacci potrà, nelle sedi opportune, esprimere le sue ragioni».
Poi il ministro rifila una stoccata agli alleati: «Trovo davvero drammatico che, soprattutto chi si definisce 'di destra' e si riempie la bocca dei concetti di patria, onore, tradizione e orgoglio nazionale, dimostri di non conoscere, o conoscere davvero poco, cosa vuol dire avere senso dello Stato, delle istituzioni, rispetto delle leggi italiane e della Costituzione repubblicana. L'essere o non essere 'politicamente scorretti' nulla c'entra. Per me, lo Stato e le Istituzioni vengono prima di ogni cosa». Il generale replica e si difende: «Crosetto è il mio ministro e gli devo disciplina.
Se io avessi detto cari carabinieri non siete normali, fatevene una ragione, il comandante generale dei carabinieri mi avrebbe denunciato in quanto offensivo? E allora perchè se questo non sarebbe successo come immagino, a meno che il comandante non dia di matto, vengo messo a ludibrio della gente, se dico una cosa sugli omosessuali?» replica Vannacci. La giornata si chiude con l'offerta di Forza Nuova a Vannacci: «É il nostro candidato nel collegio di Monza», dove si voterà per le suppletive.
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