«Avete visto a Bruxelles? Il caso insegna, non esce nessuna notizia estranea all'inchiesta. Non come da noi...». Luca Palamara è in macchina, la telefonata con Il Giornale dura poco, giusto il tempo di riaprire i cassetti della memoria e l'ex pm tirato in ballo dal Guardasigilli Carlo Nordio snocciola il suo punto di vista sulla vicenda delle intercettazioni che lo riguardano: «La pubblicazione indebita di una serie di intercettazioni coperte dal segreto che non riguardavano l'indagine penale è servita soltanto a cecchinare chi la pensava diversamente, facendo saltare una nomina e dando alla sinistra giudiziaria un ruolo nel Csm».
Nomi Palamara non ne fa, e non ce n'è bisogno. La vicenda è quella dell'ex procuratore della Corte di Cassazione, Riccardo Fuzio. La pubblicazione di alcune conversazioni tra lui e Palamara valsero per entrambi l'accusa di rivelazione di segreto d'ufficio - ipotesi di reato contestata dalla Procura di Perugia, competente sulla Capitale - dalla quale Fuzio e Palamara sono stati entrambi prosciolti lo scorso 6 dicembre perché quello che si erano detti il 3 aprile 2019 Csm non era coperto da segreto d'ufficio, in quanto ancora non secretato dal Csm.
Intanto Fuzio si è dimesso, al suo posto è arrivato Giovanni Salvi che l'altro giorno ha criticato il ministero della Giustizia e il governo per la vicenda delle intercettazioni degli 007 in mano a Palazzo Chigi. Coincidenze? «Con i miei legali e grazie al prezioso supporto dei consulenti tecnici informatici - dice Palamara al Giornale e poi alle agenzie di stampa - da tempo stiamo raccogliendo tutta la documentazione per dimostrare tutto ciò che è realmente accaduto dal 7 al 22 maggio 2019 in concomitanza con la nomina del procuratore di Roma. Quella indebita rivelazione ebbe la conseguenza di rinforzare la componente della sinistra giudiziaria a scapito delle altre. Il tempo è galantuomo la battaglia per la verità continua».
Che la vicenda Palamara sia servita a dimostrare il marcio nel sistema delle correnti è evidente, come dimostra anche il successo dei libri Il Sistema e Lobby&Logge scritti con Alessandro Sallusti, che oggi una parte della magistratura si ribelli a qualsiasi riforma delle intercettazioni dimostra come le dinamiche non siano cambiate poi molto. «La mia vicenda fu la dimostrazione plastica di come le intercettazioni furono usate come regolamento di conti interno alle correnti, qualcuno si dimise e il posto tornò alla sinistra giudiziaria come due anni prima. Oggi il clamore sulle intercettazioni e gli strepiti di una parte della stampa e della magistratura sul fatto che non si possano utilizzare per mafia e corruzione è strumentale - dice ancora Palamara - perché nessuno ha mai detto di voler indebolire l'attività di indagine ma semplicemente di mettere un argine all'utilizzo indebito.
Mi riferisco tanto per fare un esempio a quello che sulla base delle esperienze da me vissute accade quando in virtù di rapporti privilegiati i soliti giornalisti ricevono dai soliti pubblici ufficiali materiale riservato non per informare ma per sfregiare questo o quel nemico politico così strumentalizzando il processo e trasformandolo in una clava. Non è un problema personale ma di civiltà giuridica - conclude - per questo le parole di Nordio sono un messaggio di speranza per tutti quelli che vogliono battersi per una giustizia giusta».
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