"La sinistra usa l'antifascismo per eliminare Salvini e Meloni"

Il giornalista: "È la stessa isteria che ci fu nel '94 contro Berlusconi. Colpiscono con una clava chi prende voti"

"La sinistra usa l'antifascismo per eliminare Salvini e Meloni"

Sembrava che l'Italia avesse fatto un passo in avanti. E invece: «È come se fossimo tornati indietro di 75 anni, al 1945, alla retorica dell'antifascismo militante e alla guerra civile permanente - spiega Pierluigi Battista, una delle firme più autorevoli del giornalismo tricolore, saggista e ora anche romanziere con La casa di Roma, in uscita dopodomani per La nave di Teseo - Siamo davanti ad uno schema ipersemplificato: il bene contro il male».

Tomaso Montanari fa il negazionista sulle foibe e Gad Lerner corre in suo soccorso, sulle pagine del Fatto Quotidiano, attaccando frontalmente Giorgia Meloni che in una lettera al Giornale aveva denunciato questo uso a fisarmonica della storia.

Battista, ma che succede?

«La retorica dell'antifascismo, cosa ben diversa dall'antifascismo, viene usata come una clava per fermare l'avversario che guadagna consensi e voti».

L'avversario? Chi?

«Oggi si dà del fascista a Salvini o alla Meloni come nel passato, nel 1994, ci fu una mobilitazione generale contro Berlusconi. Direi che c'è la stessa isteria di allora».

Possibile che siamo ancora a questo punto dopo gli studi di Renzo De Felice e le parole sui «ragazzi di Saló» di Luciano Violante?

«In effetti questa visione manichea era progressivamente finita in archivio. La storia del Fascismo era stata riletta senza gli occhiali dell'ideologia e l'altra parte, quella sconfitta nel 1945, era stata infine accettata e reintegrata nel circuito civile. Questo non significa assolvere il Fascismo e cancellare eccessi e orrori, vuol dire semplicemente integrare la storia di questo Paese e ricomporne l'unità. Quel pezzo del Paese era stato espulso dalla vita democratica, poi era gradualmente rientrato. Poi però nel '94 arriva il Cavaliere e una parte della sinistra ripropone questa divisione in bianco e nero: noi siamo il bene - questo è il messaggio - e combattiamo contro Berlusconi che riporta il Fascismo ed è il male».

Una scorciatoia per non affrontare la sfida elettorale?

«Più o meno. Oggi la stessa litania ritorna per fermare Salvini e Meloni. D'altra parte Giani ha vinto in Toscana schiacciando il pedale dell'antifascismo a comando e sono sicuro che sentiremo gli stessi accenti quando Gualtieri ad ottobre si dovrebbe misurare a Roma con i candidati del centrodestra».

I sacri valori come spartiacque?

«Invece di affrontare i problemi, dai rifiuti alle buche, ecco il richiamo alla vecchia bandiera che sventola dal 1945».

Ora e sempre Resistenza, come affermava un vecchio slogan.

«Esatto. Chi non appartiene a questo mondo è delegittimato in partenza».

Ma perché Montanari, prossimo rettore dell'Università per stranieri di Siena, minimizza la tragedia delle foibe?

«Perché ha bisogno del mantello dell'ideologia. E l'ideologia si prende in blocco: se la chiave di lettura è Fascismo- Antifascismo e non la pulizia etnica operata dai Titini, allora le foibe sono solo la conseguenza di una lotta sacrosanta che può aver avuto degli eccessi, ma nulla più, e non un'operazione di annientamento della comunità italiana per annettere quelle terre».

Peccato che questa non sia la storia.

«Esatto ma tutto si giustifica nella lotta al male che oggi torna attuale per sconfiggere i presunti nuovi fascisti».

E Gad Lerner che tuona contro la Meloni?

«Gioca a fare il partigiano: solo che i partigiani stavano sulle montagne e rischiavano la vita fra il '43 e il '45, lui è arrivato dopo, come noi, e tutto diventa grottesco. Come fai a fare il partigiano nel 2021? Io allora potrei fare il mazziniano o il garibaldino. Ma non funziona».

Dovremmo guardare in avanti?

«Sia chiaro: il Fascismo ha commesso crimini orribili».

Nessuno sconto al Ventennio?

«Ci mancherebbe: io sono fieramente antifascista, ma sono un antifascista liberale. Un antitotalitario».

Fra Mussolini e Stalin lei sta con Churchill?

«Sono terzista. Qualcuno obietterà che è una posizione comoda, ma non è vero. Churchill era antifascista ma anche anticomunista, io difendo la libertà di tutti, non mi presto a rinchiudere il passato in una gabbia di convenienze e a utilizzarlo per addomesticare il presente. Invece, si copre tutto con una patina di indignazione a senso unico.

È una vecchia storia: nel '94 fu sdoganato il secessionista, barbaro Bossi, perfino lui, perché aveva professato il suo antifascismo rompendo la coalizione di centrodestra e il 25 aprile 2006 fu fischiata vergognosamente Letizia Moratti che accompagnava il padre Paolo, deportato a Dachau e medaglia alla Resistenza ormai su una sedia a rotelle, perché non si sopportava la loro presenza in quel corteo. Nel nome dell'antifascismo militante fu commesso un sopruso. Oggi ritorna quella tentazione».

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