Roberto Fabbri
Sta complicando notevolmente i rapporti tra Mosca e Washington l'abbattimento - avvenuto nella tarda serata di domenica - di un caccia dell'aviazione siriana da parte di un F/A - 18E Super Hornet americano. Il ministero della Difesa russo ha infatti reagito prendendo le difese dell'alleato Assad con un comunicato che contiene minacce esplicite di abbattere i velivoli americani: «Qualsiasi velivolo, inclusi gli aerei e i droni della coalizione internazionale, individuato dalle forze russe nella zona delle operazioni a ovest del fiume Eufrate sarà considerato come obiettivo delle forze di difesa a terra e aeree».
Mosca ha anche annunciato la chiusura delle comunicazioni con gli americani sulle operazioni militari in Siria. Insomma Donald Trump e Vladimir Putin, che avrebbero dovuto essere i nuovi amiconi protagonisti di un quadro internazionale stravolto dall'arrivo del primo alla Casa Bianca, sono ormai arrivati a minacciarsi apertamente, e non solo a parole.
Il viceministro degli Esteri russo Sergei Riabkov ha definito «un atto di aggressione» l'abbattimento - avvenuto nei cieli siriani nei pressi di Tabqah - di un SU-22 siriano. Fonti dell'alleanza internazionale a guida americana giustificano invece l'accaduto con il rispetto delle regole d'ingaggio: il caccia dell'aviazione di Assad avrebbe infatti sganciato bombe vicino alle postazioni delle Forze siriane democratiche, che sono sostenute dagli Stati Uniti.
Sullo sfondo di questa impennata di tensione c'è la spinta delle forze internazionali per la conquista di Raqqa. Mosca e Damasco, che vorrebbero vedere le forze di Assad conquistare per prima la «seconda capitale» del Califfato di al-Baghdadi, vedono come il fumo negli occhi il dinamismo militare voluto da Trump in Siria, che smentisce la propaganda russa secondo cui sarebbe la Russia a sostenere lo sforzo militare contro lo «Stato islamico» in Medio Oriente.
Il quadro della lotta all'Isis è tra l'altro reso più complicato da due notizie che riguardano il coinvolgimento diretto di Iran e Israele. Nel primo caso si tratta del lancio, avvenuto domenica, di missili direttamente da una base iraniana nell'ovest del Paese contro le basi dei jihadisti nella regione siriana di Deir ez-Zor: una dichiarata risposta all'attentato compiuto dall'Isis a Teheran lo scorso 7 giugno. Nel secondo caso la notizia - riportata dal Wall Street Journal - è quella del finanziamento israeliano di gruppi ribelli allo scopo di creare una zona cuscinetto al confine con Israele.
Appare a questo punto quanto mai opportuno l'annunciato incontro di venerdì prossimo a San Pietroburgo tra il sottosegretario di stato americano Thomas Shannon e il collega russo Riabkov, che cercheranno di riannodare i fili dei rapporti tra Washington e Mosca. Certamente non aiuteranno in questo senso le annunciate manovre navali che le marine militari della Russia e della Cina terranno congiuntamente nel mar Baltico, in un'area che vede da tempo crescere una tensione da guerra fredda tra le forze russe e quelle della Nato.
Negli ultimi tempi il ripetersi di episodi di provocazione da parte di aerei militari di Mosca hanno spinto Svezia e Finlandia a considerare l'adesione all'Alleanza Atlantica, che nella regione già offre un ombrello difensivo alle tre Repubbliche baltiche e alla Polonia.Infine, proprio ieri, l'Ue ha rinnovato per un anno le sue sanzioni economiche alla Russia per l'occupazione della Crimea.
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