Lunghe file nei supermercati e nei negozi. Pos in tilt in tutta Italia. Per mezz'ora, ieri mattina, gli habitué del contante si sono fatti largo alle casse, unici a poter pagare la merce acquistata. Per tutti gli altri disagi e imbarazzo per il mancato e inspiegabile funzionamento dei propri bancomat. La transazione negata non era dovuta, come spesso accade, a una password digitata male o a un problema di linea o di credito esaurito. Ma da un problema sistemico. Dai primi riscontri (confermati anche dal servizio Downdetector), i più colpiti sarebbero stati i bancomat di Unicredit, Poste italiane, BNL, Fineco e Intesa San Paolo.
Grandi disagi a Roma, subito rilanciati sui social, ma i disservizi non hanno riguardato solo la capitale: problemi sono stati riscontrati anche in altre città, da Ferrara a Palermo, passando per Milano e Napoli.
Un cortocircuito che suona come una beffa per il governo a sole ventiquattrore dall'annuncio sull'obbligatorietà dei Pos per tutti gli esercenti dal 30 giugno: sei mesi prima di quanto era stabilito. E che riapre di fatto il dibattito sulla necessità e opportunità di una totale digitalizzazione dei pagamenti. «Imporre agli italiani l'utilizzo quasi esclusivo della moneta elettronica non è soltanto un macroscopico e illegittimo regalo alle banche e alle finanziarie che vendono questo tipo di servizio, ma è potenzialmente un rischio per il risparmio del cittadino» ha scritto ieri su Facebook il presidente di Fratelli d'Italia, Giorgia Meloni. «La moneta contante - prosegue il post - unica forma di moneta a corso legale riconosciuta dalla Bce, non conosce blackout, disservizi o potenziali fallimenti delle società che gestiscono le carte di credito. Per questo da sempre ci battiamo che il contante sia libero e che ogni cittadino possa liberamente scegliere la forma del suo risparmio e del suo potere d'acquisto».
Al momento non si conoscono ancora le ragioni ufficiali del blocco, ma escluso l'attacco hacker, è probabile che i problemi siano legati all'alto numero delle transazioni dovuto al periodo di Pasqua. «I disservizi che si sono verificati tra le 11.45 e le 12.15 in varie zone d'Italia per quanto riguarda i pagamenti con carte e bancomat che passano attraverso i circuiti gestiti da Nexi sono stati risolti e i servizi sono stati ripristinati» ha riferito la società di pagamento digitale ieri pomeriggio spiegando che il disservizio è stato di Ibm, uno dei fornitori della paytech. Uno scivolone che ha acceso le polemiche dopo le controverse norme sul contante tra cui l'anticipo al 30 giugno, da gennaio 2023, della sanzione per gli esercenti che non accettano pagamenti con il Pos: 30 euro più il 4% del valore delle transazione.
Era stato il governo Monti, nel 2014, ad imporre per primo l'obbligo per gli esercenti di accettare pagamenti digitali e due anni fissando però a 30 euro l'importo minimo e senza prevedere sanzioni.
Due anni dopo, il governo Renzi aveva portato la soglia da 30 a 5 euro. L'idea di una sanzione è scattata solo con il decreto 124/2019, sotto il governo Conte, senza che le misure diventassero però (fino ad oggi) operative.
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