Parole d'ordine, fake news e slogan anti-ebraici. I cortei di arabi e sinistra ormai sono diventati un megafono degli islamist

Una regia "ideologica" dietro i cortei. Hezbollah: "Sono utili alla Resistenza"

Parole d'ordine, fake news e slogan anti-ebraici. I cortei di arabi e sinistra ormai sono diventati un megafono degli islamist
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Le piazze occidentali fanno da megafono agli islamisti. E le organizzazioni terroristiche puntano sulle mobilitazioni anti-Israele per rafforzare la loro posizione e fiaccare l'asse fra lo Stato ebraico e i Paesi amici. Prima era un sospetto, ora è una certezza, attestata dal capo di Hezbollah, il «partito di Dio» degli sciiti libanesi, longa manus dell'Iran a Beirut. «La cosa più importante in questo momento - ha dichiarato sabato il capo di Hezbollah, Hassan Nasrallah, nel secondo discorso pronunciato dall'inizio dell'operazione militare di Israele nella Striscia di Gaza - è il cambiamento dell'opinione pubblica mondiale riguardo ad Israele, che sta uccidendo migliaia di bambini e donne». «Questa trasformazione, soprattutto attraverso le manifestazioni a Washington, Londra, New York, è nell'interesse della resistenza, del suo progetto e della popolazione di Gaza», ha spiegato. Ecco, cui prodest.

Molti dei cortei di sinistra e musulmani che nei fine settimana riempiono le città europee con slogan anti-Israele o anti-ebraici non vanno più considerati tanto come manifestazioni spontanee generate da un moto di ribellione o solidarietà per i palestinesi, ma come quinta colonna dell'islamismo. «Il tempo mette pressione sul nemico» ha rivendicato Nasrallah, aggiungendo che i leader occidentali che inizialmente avevano condannato Hamas per i massacri ora stanno sollecitando il cessate il fuoco.

Subito dopo le atrocità del 7 ottobre, si poteva notare un'inquietante uniformità nelle parole d'ordine usate dalle varie manifestazioni contro Israele. Adesso è chiaro che questa consonanza, questa omogeneità politica dei cortei, non è frutto del caso, anzi si può parlare di una vera e propria «regia ideologica» che unisce queste manifestazioni, l'una con l'altra, e che le unisce al teatro mediorientale, e in particolare alle centrali dell'islamismo, sunnita o sciita. La corrispondenza ideologica emerge chiaramente se si analizzano gli slogan che risuonano da Milano a Roma, o in certe università, o negli altri centri europei. Basti pensare al riferimento alla «resistenza» palestinese, o ai tratti con cui viene dipinto lo Stato ebraico, regolarmente apostrofato come «terrorista», «fascista», o artefice di un regime di «apartheid» o addirittura dedito a una sorta di sadico sterminio di bambini (idea questa che riprende un antico stereotipo antisemita). Ovviamente, è un ribaltamento della realtà storica dipingere Israele come «fascista» o «nazista» quando invece è nato con l'apporto di moltissimi scampati o sopravvissuti alle persecuzioni naziste (mentre il gran Muftì di Gerusalemme Amin al-Husseini, una delle più alte autorità dell'Islam sunnita, fu alleato e amico di Hitler e lo incoraggiò a perseguire il programma di sterminio del popolo ebraico). Le bufale sono tante, e i manifestanti non hanno remore a diffonderle. A piene mani hanno alimentato quella dell'attacco all'ospedale con «oltre 500 morti». E d'altra parte tutta la loro «ricostruzione» di questi 80 anni è una bufala, che ignora la genesi dello Stato ebraico e le dinamiche che hanno portato alle guerre. Gli slogan più gettonati tradiscono poi l'imprinting ideologico di molti manifestanti e ne riflettono le aspirazioni.

Parlare di «entità sionista» per indicare Israele è un classico dell'armamentario islamista, dai Fratelli musulmani agli ayatollah, e la ormai famigerata liberazione palestinese «dal fiume al mare» sottintende, neanche tanto velatamente, il loro vero sogno: la distruzione dello Stato ebraico.

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