Quella società svizzera che fa business sui cpr

La Ors Service di Zurigo premiata dalla sinistra: a lei la gestione di molti centri

Quella società svizzera che fa business sui cpr
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Il nodo immigrazione continua a tenere banco tra le fila politiche, soprattutto quando si parla di Cpr. La posizione della sinistra è l'ormai risaputa condanna a quei centri di rimpatrio promossi proprio dall'ex ministro degli interni dem Marco Minniti, nel 2017. Il focus però, che sembra sfuggire, non è la dicotomia Cpr si o Cpr no, ma la gestione di questi posti e le realtà che proprio la sinistra ha scelto e ha continuato a finanziare. Se le politiche migratorie di Salvini sono state demonizzate in ogni modo, c'è da dire che l'egemonia della gestione dei Cpr e dei più generosi appalti sull'accoglienza dei migranti, è iniziata proprio nel 2019, dopo l'inizio del Governo Conte II e l'incarico di Luciana Lamorgese come Ministro dell'Interno. A sbarcare in Italia è infatti una società commerciale, quindi profit: la Ors Italia Srl, controllata interamente da Ors Service con sede a Zurigo, a sua volta controllata dal private Equity londinese Equistone Partners. Un intreccio tra immigrazione, politica e finanza sembrerebbe.

Già accusata di aver gestito in modo discutibile alcuni centri per migranti, soprattutto quello in Austria di Traiskirchen, documentato anche da Amnesty International che denunciò la violazione dei diritti umani. Nonostante il curriculum non troppo positivo il 25 luglio 2018, in piena epoca Salvini, Ors Italia compie l'iscrizione alla Camera di Commercio. Curioso però che, fino al cambio di governo, la società resta inattiva e inizia la sua scalata nel mondo dell'immigrazione in Italia solo a dicembre 2019, due mesi dopo l'arrivo di Lamorgese. Ed è proprio in quel mese che i protagonisti svizzeri diventano gestori del Cpr di Macomer, in Sardegna, ricevendo 572 mila euro per soli 50 ospiti. Subito dopo, nel gennaio 2020 è la volta di Trieste dove conquistano Casa Masala, storico centro di accoglienza. In due mesi 2 milioni e mezzo di euro di bandi. Fin da subito arrivano le proteste: l'Unione Sarda raccontò infatti di migranti saliti sui tetti per ribellarsi alle condizioni in cui venivano fatti vivere, tanto che uno di loro si cucì la bocca da solo come gesto estremo. Nonostante ciò, qualche mese dopo, sempre in Sardegna, la Ors Italia diventa gestore del centro di accoglienza di Monastir, a Cagliari, attraverso un affidamento diretto, del valore di poco più di un milione e duecentomila euro, in nome dell'urgenza. Un'urgenza che sembrerebbe non essere mai finita visto che ad oggi, dopo 3 anni, la gestione è ancora loro.

Sono seguite anche interrogazioni parlamentari, sia da parte della Lega che dal Movimento 5 Stelle, dirette all'ex ministro Lamorgese, in cui sono stati chiesti chiarimenti anche sulle modalità di aggiudicazione, visto che Ors nei bandi ha sempre giocato al ribasso, dal 14% per Casa Masala, al 3% per Macomer. Una condizione quantomeno anomala che però non è stata approfondita tanto che ad oggi la società svizzera è ancora presente in molte situazioni italiane. Monastir, un Cas di Milano, il Cpr di Ponte Galeria a Roma e Cpr di Torino.

Proprio quest'ultimo è stato costretto a chiudere qualche settimana fa - dicono per ristrutturazione- a causa delle rivolte violentissime dei migranti per le condizioni di vita imposte.

Dalle frange della sinistra torinese arriva anche l'ammissione: «Il Cpr è stato gestito fino ad ora come una struttura che non ha mai tenuto in considerazione le regole per la tutela delle persone che hanno subito condizioni di vita crudeli».

I Cpr no, i centri accoglienza come quelli di Monastir - definito da L'Unione Sarda come Il business svizzero nell'inferno di Monastir - sì: questa la tesi della sinistra.

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