Scambiano una meningite per mal di testa. E le somministrano un farmaco sbagliato, il Toradol, che in pochi giorni la porta alla morte. Tre i medici accusati di omicidio colposo e negligenza. Per il pm che indaga sull'ennesimo caso di malasanità nella capitale sono almeno due gli ospedali responsabili del decesso di Valeria Fioravanti, giovane di 27 anni passata per ben quattro strutture sanitarie di Roma prima di finire in terapia intensiva allo Spallanzani, dove viene tentato un intervento disperato. Tre giorni attaccata alle macchine prima di morire. E tutto per i gravi errori dei medici di pronto soccorso ai quali la paziente si rivolge per una forte cefalea dopo un piccolo intervento di routine al Campus Biomedico.
Sequestrate le cartelle cliniche, il pm Eleonora Fini ha atteso per otto mesi il risultato della consulenza medico legale. Dalla perizia pochi dubbi e molte certezze. I primi a sbagliare diagnosi, confondendo i gravi sintomi della meningite per un banale mal di testa «dovuto a un movimento incongruo» mentre si lavava i capelli, sono i medici del policlinico Casilino. Successivamente, nonostante esami più approfonditi, i camici bianchi dell'ospedale San Giovanni Addolorata mettono nero su bianco che la paziente soffre di un forte mal di schiena. E ancora giù con le iniezioni di Toradol, potente antinfiammatorio che calma i dolori ma accelera il decorso della malattia.
È Natale quando la 27enne va al Campus Universitario di Trigoria per l'asportazione di un foruncolo sotto l'ascella destra che le provoca un ascesso. Un intervento ambulatoriale concluso con due punti di sutura. Ma i giorni successivi Valeria non sta affatto bene. L'emicrania la destabilizza. Il 29 dicembre Valeria si fa accompagnare al Casilino. Il medico di guardia scrive: «Intensa cefalea, non risponde alla tachipirina, vertigini da due giorni associate a cervicalgia». La terapia? Trenta mg di Toradol intramuscolo per 10 giorni. Il dolore non passa, le condizioni peggiorano e i familiari il 4 gennaio la portano in un altro ospedale, il San Giovanni. Valeria spiega che il dolore dalla nuca passa per tutto il corpo. Si decide per una Tac lombo sacrale, la diagnosi è sospetta lombosciatalgia. Altri due giorni di Toradol peggiorano il quadro clinico.
La madre e il padre di Valeria il 6 gennaio la riportano d'urgenza al San Giovanni. Il medico la sottopone a una Tac cerebrale. La diagnosi è meningite acuta in fase conclamata. Viene ricoverata allo Spallanzani. Ma è tardi. Dopo tre giorni di coma, il 10 gennaio, muore.
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