Soltanto la Spagna più avanti dell'Italia

Cinque Stati ancora senza incassi. Sono indietro anche Francia e Olanda

Soltanto la Spagna più avanti dell'Italia

Sui «ritardi» italiani rispetto al Pnrr circola soprattutto gossip politico-economico. Un fenomeno - questo del vociare allarmistico - che però richiede di fare chiarezza. Partiamo da un principio fondamentale: se i dati e le statistiche hanno ancora un valore, l'Italia non è così deficitaria sul punto, come invece sostiene l'opposizione parlamentare al governo Meloni.

Semmai - come spiega a IlGiornale Nicola Procaccini, parlamentare europeo di Fdi e Copresidente del Gruppo Conservatori e Riformisti europei - l'esecutivo di centrodestra sta cercando di prevenire un grosso problema che potrebbe sorgere più in là e che riguarda le opere pubbliche. «Non siamo in ritardo oggi. Ma rischiamo di essere in ritardo domani sulla realizzazione (e rendicontazione) delle opere pubbliche, che hanno una gestazione lunga e complicata. Per questo - ha argomentato il meloniano - stiamo cercando di anticipare il problema, chiedendo una revisione dei tempi. Sulle riforme non esistono intoppi. Inoltre, l'Italia può sempre chiedere una revisione secondo l'art. 21. Il Pnrr è stato pensato in una altra era geologica». Il tempismo non sarà dirimente per i cambiamenti normativi strutturali, dunque. Quelli per i quali non è poi necessario uno sforzo mastodontico (la sinistra, che di riforme ne ha fatte tante e di fretta, lo sa bene). La teoria - il terreno preparato dal governo Draghi - è un conto. La pratica, ossia la declinazione concreta degli obiettivi, passando dagli enti intermedi e da tutte le procedure, è un'altra. E questo è il compito preso in carico dalla maggioranza formata da Fdi, Lega e Forza Italia. Sono differenze evidenti, contando pure quello che è successo nel mentre sotto il profilo storico: una guerra scoppiata nel cuore d'Europa. Per il resto, la classifica degli Stati virtuosi, per così dire, è chiara: soltanto la Spagna ha domandato e ottenuto che l'Unione europea erogasse la terza tranche. Trattasi di 6 miliardi di euro. Il premier spagnolo Pedro Sánchez incontrerà proprio oggi il suo omologo italiano Giorgia Meloni, che sul Pnrr continua ad allontanare le preoccupazioni alimentate da Pd, M5S, Alleanza Verdi-Sinistra e Terzo Polo. Vediamo gli altri. La Germania ha incassato l'anticipo e nulla più (ma bisogna considerare il suo mini Pnrr), mentre la Francia deve ancora ottenere la seconda tranche. Questo, al netto dei ragionamenti possibili sull'entità dei rispettivi Pnrr, è lo stato di salute degli altri due giganti europei. Cinque sono gli Stati fermi al palo, e cioè senza nessun esborso: Ungheria, Paesi Bassi, Svezia, Polonia e Irlanda. Sei - come ha spiegato di recente pure SkyTg24 - le nazioni che di tranche ne hanno chieste due: Grecia, Portogallo, Croazia, Slovenia e Romania.

Una casistica riassuntiva aiuta a comprendere meglio la verità dei fatti: al Belpaese è stato destinato, sino a questo momento, più del 40% di tutti i fondi che l'Ue ha fatto partire in favore di questo o di quello Stato membro. Sono dati pubblici. Eppure il tam-tam sulla «terribile» gestione italiana continua ad udirsi.

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