Eco-attivisti, eco-terroristi o vittime di eco-ansia? Una cosa è sicura. I tre ragazzi di «Ultima Generazione» arrestati dopo aver imbrattato lunedì mattina la facciata di Palazzo Madama con vernice lavabile color salmone per sollevare la questione del riscaldamento climatico, non sono nuovi ad azioni di militanza attiva anche clamorosa. Davide Nensi (23 anni), Alessandro Sulis (21) e Laura Paracini (26) da ieri sono liberi in attesa del processo, che si celebrerà il 12 maggio. Il giudice monocratico di Roma ha convalidato il loro arresto per l'accusa di danneggiamento aggravato, ma ha detto «no» all'obbligo di dimora per i tre ventenni che il pm aveva chiesto. Come detto, Alessandro, Davide e Laura erano stati tutti denunciati per i blocchi stradali dei mesi scorsi sul Grande raccordo anulare, e la 26enne aveva preso parte, sempre a Roma, pure all'imbrattamento del dipinto di Van Gogh a Palazzo Bonaparte. Ma nessuno di loro nega le proprie responsabilità. Anzi, anche nell'udienza di convalida, ieri mattina, i tre hanno ammesso tutto, rivendicando quella spruzzata di vernice sulla facciata di Palazzo Madama come un'azione dimostrativa. «Ho paura per il nostro futuro dopo aver visto il disastro della Marmolada», ha spiegato uno di loro al giudice, aggiungendo di aver scelto di aderire all'organizzazione di eco-attivisti «perché propone un cambiamento, in particolare di fermare le emissioni di gas e puntare sulle energie rinnovabili». Vista così sembra più eco-ansia che consapevole disobbedienza civile, per quanto appoggiata a un gesto che ha sollevato un'ondata generale di sdegno. Scegliere la cinquecentesca sede del Senato come obiettivo della prima azione del 2023 s'è risolto in un boomerang: la politica ha reagito, il Senato stesso, dopo la riunione del consiglio di presidenza convocato dal presidente Ignazio La Russa, ha annunciato che si costituirà parte civile nel processo, e anche l'opinione pubblica non sembra aver molto gradito.
Eppure, proprio gli arrestati non sono affatto pentiti. Di «arresto eccessivo» parla Laura Paracini, ricordando di aver «imbrattato e non danneggiato», oltre a criticare la scelta di La Russa di costituirsi parte civile. E Alessandro, il più giovane del gruppo, fa capire perché, il blitz a loro appaia un successo: «Questa è la prima volta che riceviamo questo tipo di copertura per un'azione diretta a un palazzo del potere. Abbiamo già fatto molte azioni, l'ultima è solo quella che ha avuto più impatto sui media. Continueremo ad andare avanti, mischiando forme diverse di disobbedienza civile».
Duri, puri ma non violenti, insomma. Anche se la questura di Pavia non la pensa così. E nella richiesta di applicazione della sorveglianza speciale nei confronti di un attivista di Voghera, il 20enne Simone Ficicchia, scrive che Ultima generazione è un movimento «oltranzista», insinuando che potrebbe farsi carico anche delle «spese di sostentamento dei suoi componenti». Ficicchia è uno degli autori della protesta andata in scena a inizio dicembre alla Scala, imbrattata come il Senato, e di quella a luglio agli Uffizi, a Firenze, quando si incollò al vetro di protezione della Primavera di Botticelli.
Lui si definisce un disobbediente pacifico, ma la polizia di Pavia rimarca gli oltre 30 procedimenti aperti, per le varie azioni di protesta, contro di lui, «esponente di punta di tale organizzazione» e «sempre in prima linea nelle azioni delittuose perpetrate da tale associazione».
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