C'è anche il miliardario e filantropo George Soros nella lista dei donatori che negli anni hanno sostenuto con un fiume di denaro la galassia che sotto il velo umanitario oggi giustifica l'attacco di Hamas del 7 ottobre. George Soros, di origine ungherese, fuggito alle deportazioni naziste, avrebbe donato 15 milioni di dollari dal 2016 a gruppi che sponsorizzano alcune delle no profit che veicolano l'ideologia anti Israele. Un paradosso, visto che Soros è spesso bersaglio di attacchi antisemiti, ma la sua fondazione, la Open Society Foundation, non si è mai distinta nel sostegno a Tel Aviv. Anzi.
Come spiega il New York Post, ha donato nel tempo 13,7 milioni a Tides Centers, un gruppo di sinistra noto per finanziare a sua volta organizzazioni politicizzate sui temi sociali, dell'immigrazione, della causa palestinese in chiave anti israeliana. E basta scavare nella rete di Tides per capire fino a che punto. Tides sostiene tra le altre anche la ong «Samidoun», nota come «Palestinian Prisoner Solidarity Network», che si oppone alla detenzione di attivisti filo-palestinesi da parte dello Stato di Israele, e si batte per gli quelli arrestati nei paesi occidentali per il loro presunto coinvolgimento in attività terroristiche. Samidoun è sponsorizzata dall'Alleanza per la Giustizia Globale, una rete di sinistra che sostiene fino a 140 progetti pro-Palestina, ma anche per le frontiere aperte sull'immigrazione. Media Research Center, un think tank conservatore americano nei giorni scorsi ha scritto una lettera a Soros per chiedere di interrompere i finanziamenti, incompatibili con la linea degli Stati Uniti: «Ma sembra determinato a sostenere le organizzazioni antisemite contrarie alla civiltà occidentale», ha detto il presidente Dan Schneider.
Tra i beneficiari di Tides, finanziata da Soros, c'è l'Adalah Justice Project, con sede nell'Illinois, che il giorno del massacro ha pubblicato sui social una foto di un bulldozer che abbatteva parte della recinzione di confine israeliana: «I colonizzatori israeliani credevano di poter intrappolare per un tempo indefinito due milioni di persone». Nel 2020, ha donato 34 milioni per progetti in Medio Oriente e in Nord Africa. Ha sostenuto anche ong - come Al Haq e Al Mezan - che Israele aveva inserito in una black list, allertando i finanziatori internazionali, perché ritenute vicine a organizzazioni terroristiche come il Fronte popolare per la liberazione della Palestina.
E ci sono poi le donazioni a ong che si occupano dei diritti dei migranti e dei rifugiati. Per questo spesso Soros era finito nel mirino dei governi europei contrari all'immigrazione. Uno scontro nel 2018 c'era stato con l'allora ministro dell'Interno Salvini, che aveva accusato Soros di volere «riempire l'Italia e l'Europa di migranti». La fondazione aveva reagito parlando di «affermazioni false», ricordando di essere la seconda filantropia più grande al mondo che «sovvenziona gruppi coinvolti in questioni sociali, inclusa la migrazione.
I nostri finanziamenti aiutano le organizzazioni in Italia che lavorano sulle sfide poste dalla migrazione. Non forniamo - aveva precisato - sostegno alle Ong nel Mediterraneo, anche se elogiamo questi sforzi umanitari».
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