Sos «Istituti Confucio» Così nei nostri atenei fanno proseliti le spie di Pechino «Come un'invasione»

L'Ue chiude i centri culturali, in Italia crescono. L'ex ministro Terzi: "Attacco ai valori". Il caso di Bari: mostrata una cartina con Taiwan annessa

Sos «Istituti Confucio» Così nei nostri atenei fanno proseliti le spie di Pechino «Come un'invasione»
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L' uso della diplomazia culturale è lo strumento con cui Pechino favorisce una penetrazione nei paesi-obiettivo e l'Italia è parte integrante di questa strategia avendo siglato nel 2019 l'accordo con la Via della Seta sotto il governo Conte, accompagnato dalla promessa di un vantaggio da 20 miliardi di euro. Quel denaro non si è materializzato, al pari del principio di reciprocità, sostituito da influenze e tentativi di inserimento.

Anche per questa ragione il Governo Meloni ha imboccato la strada dell'uscita dalla Via della Seta. L'Istituto Confucio dell'Università degli Studi di Milano è stato fondato nel 2009 e fa parte di una rete mondiale di 550 centri sparsi in 162 stati (15 in Italia) ideata per promuovere e diffondere la lingua e la cultura cinesi attraverso la cooperazione tra atenei cinesi e stranieri. La collaborazione culturale cela qualcos'altro. Ma mentre altrove vengono messi da parte, come in Scandinavia, in Italia si moltiplicano. Dal 2022 è stata conclusa la collaborazione con l'Università di Helsinki a causa del metodo d'insegnamento che sfocia nella censura e nella propaganda. Anche il Belgio si è dato un limite: quattro anni fa fu vietato l'ingresso nell'Area Schengen per otto anni al professore cinese Song Xinning, con l'accusa di spionaggio: all'epoca dei fatti era l'ex direttore dell'Istituto Confucio alla Vrije Universiteit Brussel e negli anni precedenti aveva lavorato a Helsinki. C'è anche una direttiva del ministero dell'interno tedesco per chiuderli definitivamente. Due anni fa il Senato francese ha redatto un rapporto ad hoc, mettendo nero su bianco l'azione degli Ic nel mondo: ovvero disinformazione e misinformazione.

Ma perché gli Istituti Confucio rappresentano un'escamotage diplomatico? «È nettamente più grave di una invasione militare spiega al Giornale il Presidente della Commissione Affari Ue del Senato, Giulio Terzi di Sant'Agata, già Ministro degli Esteri perché è un attacco alle coscienze: quella degli Istituti Confucio è una falsa immagine, data da un paese retto dalla dogmatica affermazione del pensiero unico, del verbo unico e della politica unica del Partito-Stato cinese. La missione di questo Stato-Partito è quella di esprimere, attraverso la collaborazione culturale, le meravigliose conquiste fatte dal comunismo cinese nei programmi scolastici. Un bagaglio che viene esportato all'estero tramite gli Istituti Confucio, gli istituti cinesi di cultura e le varie associazioni di amicizia».

Gli Ic sono di fatto un'eccezione del panorama degli istituti di cultura all'estero, perché a differenza di enti europei come i British Council o i Goethe Institute, non sono indipendenti rispetto alle università ospitanti. Per avere un'idea di come sia stato pesato tale fenomeno altrove è sufficiente ricordare che negli anni passati l'allora segretario di Stato americano Mike Pompeo aveva chiuso cinque programmi di scambio culturale «interamente finanziati e gestiti» dal governo cinese, che li utilizza come «strumenti di propaganda di soft power». Il più longevo tra gli Istituto Confucio in Italia è quello dell'Università Sapienza di Roma. A Milano ce ne sono due. L'ultimo tentativo in ordine di tempo è in corso nell'università di Catanzaro: una delegazione universitaria del Politecnico Qingdao, sponsorizzata anche da un centro culturale cinese di Lamezia Terme e cioè l'Associazione culturale centro linguistico internazionale e formazione «CLIF», ha espresso la volontà di effettuare tra qualche giorno una visita al fine di poter visionare l'Università Magna Graecia di Catanzaro.

In Italia si registra un trend preoccupante rispetto al resto d'Europa, non solo aumentano in quantità ma anche in chiave più soft come le Aule Confucio, arrivate perfino nelle scuole medie e superiori dove il silenzio dei sinologi sul caso di Hong Kong conferma la nn indipendenza dei centri culturali legati al governo di Pechino presenti nei nostri atenei. L'utima annessione è in una scuola media di Bari, dove il cinese è diventato lingua curricolare. È stata mostrata ai ragazzi una cartina della Cina con Taiwan annessa al territorio della Repubblica Popolare.

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