Missione compiuta per SpaceX e Nasa. La capsula Crew Dragon ha riportato sulla terra, e in sicurezza, quattro astronauti dopo un viaggio di sei mesi nello spazio. Ed è ammarata in pieno buio a largo delle coste della Florida senza nessun contrattempo, nella notte tra sabato e domenica, sostenuta da quattro paracaduti. Ma un recupero in mare di una navicella in piena notte, così esemplare e senza intoppi, non avveniva dall'Apollo 8, l'equipaggio che orbitò per primo intorno alla Luna nel 1968. Non solo una spedizione riuscita, ma un bel colpo per l'azienda aerospaziale SpaceX fondata dal milionario Elon Musk, che rafforza sempre di più il suo legame con la Nasa. «Bentornati a Terra!», ha infatti esultato l'azienda con un post su Twitter appena dopo l'ammaraggio della navicella.
La Crew Dragon si era staccata dalla Stazione Spaziale Internazionale alle 20,35 (le 2,35 in Italia) e ha impiegato circa sei ore e mezza per ammarare nel Golfo del Messico, al largo della costa di Panama City, in Florida. È arrivata alle 8,57 ora italiana e tutto è stato ripreso e condiviso sui social dalla Nasa. Gli astronauti Michael Hopkins, Victor Glover e Shannon Walker della Nasa e il giapponese Soichi Noguchi della Japan Aerospace Exploration Agency hanno condiviso il viaggio di ritorno nella stessa capsula di nove metri quadrati, di nome Resilience, con cui erano partiti dal Kennedy Space Center il 17 novembre. Il veicolo di Musk, fatto con un design a capsule, si è evoluto da un precedente veicolo spaziale, il Dragon 1, lanciato venti volte in missioni per consegnare merci all'Iss. La missione è durata 167 giorni ed è la più lunga mai organizzata dagli Stati Uniti. Il record precedente di 84 giorni era stato raggiunto dall'equipaggio della stazione Skylab nel 1974. La capsula è stata trasportata da una nave, dove i quattro astronauti hanno trovato ad attenderli una squadra di medici pronti ad assisterli per il duro ritorno alla gravità. Un elicottero poi li ha portati sulla terraferma dove un altro aereo ha fatto fare loro ritorno a Houston, sede della Nasa.
Per eventuali emergenze erano stati segnalati anche altri siti. Steve Stich, il capo del programma di voli commerciali della Nasa, aveva infatti assicurato poco prima della partenza: «Siamo addestrati a recuperare gli equipaggi giorno e notte. Le navi di SpaceX possono raggiungere la capsula circa dieci minuti dopo l'atterraggio». Il primo a uscire dalla capsula è stato Hopkins. «È incredibile ciò che si può ottenere quando le persone si uniscono», ha detto ai controllori di volo di Space. Insomma, una bella occasione riuscita per un'azienda privata e soprattutto per l'imprenditore visionario Elon Musk, 49 anni, candidato a diventare l'imperatore dello Spazio per i suoi ambiziosi progetti che mirano a sviluppare internet ad alta velocità e voli con destinazione «cosmo» legati al turismo. Anche se, dall'altro lato ha un rivale non da poco e con gli stessi obiettivi: il multimiliardario Jeff Bezos, 59 anni, e fondatore del gruppo Blue Origin. Il primo vanta un capitale di 167 miliardi di dollari, il secondo di ben 202 miliardi (il più ricco del mondo).
Il ruolo strategico della SpaceX ha restituito un gran prestigio agli Stati Uniti, che sono riusciti a portare ancora una volta uomini nello spazio e non succedeva dallo Space Shuttle del 2011.
Ed è un traguardo che mette in discussione i rapporti spaziali tra Russia e Usa e mette fine al monopolio Russo. Crew Dragon è ufficialmente il secondo mezzo in grado di raggiungere la Iss oltre alla classica Soyuz russa.
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