Sparatoria in centro tra baby gang. 15enne ucciso davanti alla chiesa

Spedizione punitiva: Emanuele Tufano colpito alla schiena, feriti pure un 17enne e un 14enne. Almeno 20 proiettili, tre armi diverse

Sparatoria in centro tra baby gang. 15enne ucciso davanti alla chiesa
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Guerra fra bande di ragazzini a Napoli. Un inseguimento di 200 metri a colpi di pistola al rione Mercato. Ucciso da un proiettile Emanuele Tufano, 15 anni, a bordo di un motorino, ferito a un braccio sempre da un colpo di pistola un 17enne, ricoverato per lesioni da caduta un terzo «scugnizzo», un ragazzo di appena 14 anni. È il bilancio di uno scontro durissimo avvenuto mercoledì notte a vico Carminiello, all'angolo con il «Rettifilo», il centralissimo corso Umberto I che collega il centro storico, Forcella, con la stazione ferroviaria.

Vetrine infrante dai proiettili, cassonetti e auto crivellate di colpi lo scenario che si presenta alle volanti accorse sul posto. Almeno 20 i colpi, secondo i primi rilievi della scientifica, esplosi da almeno tre diverse armi durante una «stesa» avvenuta fra due gruppi rivali legati alla criminalità organizzata. Tufano, 15 anni compiuti il 9 luglio scorso, residente nel rione Sanità, incensurato, la mattina frequentava la scuola mentre il pomeriggio lavorava in un'officina meccanica. I genitori, in vacanza all'estero, sono stati avvertiti telefonicamente della tragedia. Padre e madre anche loro incensurati, da qualche tempo il figlio era finito in un brutto giro. «Frequentava gente pericolosa», raccontano i compagni di scuola.

Sono passate le due del mattino quando si presentano in ospedale gli altri due ragazzi, il primo con un'ogiva conficcata in un braccio, l'altro con ferite da arma da taglio ed escoriazioni al volto. Il 17enne viene sottoposto a un intervento chirurgico per la rimozione del proiettile, il 14enne, ricoverato anche lui al Cto, se la cava con medicazioni e punti di sutura. All'ospedale dei Pellegrini alla Pignasecca, invece, si presenta per delle contusioni un quarto personaggio, un 27enne anche lui coinvolto nella sparatoria. Secondo il medico legale è stato un solo proiettile, alla schiena, a provocare la morte del 15enne lesionando organi vitali. Sul caso indagano gli uomini della squadra mobile partenopea, la Procura di Napoli e quella dei Minori.

Alla base dello scontro, quasi una spedizione punitiva fra i due gruppi di minorenni, il controllo del territorio. I tre, probabilmente, erano a bordo dello stesso motorino, inseguiti dagli assassini anche loro su moto e scooter. Davanti la chiesa di Santa Maria alla Scala l'epilogo, quando Emanuele finisce a terra e viene colpito a morte.

L'amico 17enne avrebbe legami di parentela con appartenenti alla criminalità organizzata che gestisce spaccio di droga ed estorsioni. Duro il commento del primo cittadino: «Non è possibile che oggi la camorra e le espressioni camorristiche siano nelle mani di ragazzini di 14, 15 o 16 anni - afferma il sindaco Gaetano Manfredi - Queste bande di ragazzini rappresentano un fenomeno che fa rabbrividire. Deve essere affrontato dal punto di vista repressivo ma anche dal punto di vista sociale, perché si tratta di bambini con la pistola».

Sui social la lettera di un'insegnante di Emanuele: «Non era un semplice quindicenne, era un mio alunno. Aveva amici, interessi, sogni spezzati in una notte di ottobre.

Era un figlio di questa città che ancora una volta si è dimostrata croce e delizia. Vedo solo i suoi occhi davanti a me, occhi timidi e belli. Mi chiedo se avessi potuto fare di più. Ti chiedo scusa, non siamo stati capaci di garantirti un futuro. Buon viaggio piccolo mio».

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