Sparita dall'ambasciata la figlia del "disertore". "Fatta rapire da Kim"

Il diplomatico in fuga con la moglie da mesi La 17enne portata con la forza a Pyongyang

Sparita dall'ambasciata la figlia del "disertore". "Fatta rapire da Kim"

Una bella grana diplomatica per l'Italia, ma anche un mistero la scomparsa a Roma della figlia diciassettenne di Jo Song-gil, 47 anni, ex incaricato d'affari dell'ambasciata nordcoreana della capitale, chiamato a rimpiazzare il suo predecessore espulso dall'Italia per protesta contro gli esperimenti missilistici di Kim. Di lui e di sua moglie si sono perse le tracce a novembre, in un apparente tentativo di chiedere asilo in un imprecisato Paese occidentale per sfuggire dal regime di Kim Jong-un.

La sua diserzione sarebbe stata confermata dal Nis, l'intelligence sudcoreana, anche se non si è mai saputo dove si trovi l'ex diplomatico. All'epoca anche la stampa sudcoreana diede la notizia che Jo aveva chiesto protezione al governo italiano per evitare di essere rimpatriato in attesa di ottenere asilo in un Paese terzo. Una circostanza smentita dalla Farnesina. La figlia, che viveva a Roma con il diplomatico e sua moglie, dopo la scomparsa dei genitori era rimasta a studiare nella capitale e poi non è riuscita a riunirsi a loro nella fuga. Ora di lei si sono perse le tracce e la vicenda rischia di diventare un nuovo caso Shalabayeva, la consorte del dissidente kazako Mukhtar Ablyazov che nel 2013 subì una violenta espulsione dal territorio italiano in compagnia della figlia. Secondo Thae Yong-ho, l'ex vice ambasciatore coreano a Londra, anch'egli disertore nel 2016, la figlia del diplomatico sarebbe stata rimpatriata con la forza a Pyongyang, prima che potesse disertare anche lei, e sarebbe ora sotto la custodia delle autorità nordcoreane. Una notizia che Thae Yong-ho sostiene di aver verificato e che, se confermata, sarebbe davvero inquietante viste le ritorsioni a cui il regime sottopone i familiari di chi tradisce, oltre che imbarazzante per il nostro Paese che non ha impedito che ciò avvenisse.

Resta fitto il giallo sulla fuga del diplomatico. Alla Farnesina non risulta alcuna richiesta di asilo, ma lo scorso 3 gennaio era arrivata per via diplomatica la comunicazione relativa all'avvicendamento del funzionario nordcoreano. Sulla vicenda la Farnesina ha ricevuto due note formali: con la prima, del 20 novembre 2018, veniva data notizia dell'assunzione delle funzioni da parte del nuovo incaricato d'affari a Roma, Kim Chon; con la seconda, del dicembre successivo, si informava che Jo Song-gil e la moglie avevano lasciato l'ambasciata il 10 novembre e che la figlia, avendo richiesto di rientrare nel suo Paese dai nonni, era stata riaccompagnata in patria dal personale femminile dell'ambasciata. Non è escluso, dunque, che il diplomatico si trovi ancora in Italia e che possa aver chiesto protezione alle nostre agenzie di intelligence. Fonti di Seul confermano che sarebbe coperto dai nostri servizi segreti, ma avrebbe chiesto asilo in un altro Paese, forse negli Stati Uniti. In ogni modo non è chiaro se Jo Sing-gil avesse pianificato tutto o se abbia deciso di disertare dopo aver saputo che stava per essere richiamato in patria, temendo di finire vittima di una delle tante epurazioni del regime. E soprattutto non si capisce perché non abbia portato con sé la figlia.

Il diplomatico era considerato un elemento fidato. Anche suo padre e suo suocero erano ambasciatori. Per questo gli era stato concesso di portare i familiari, di solito trattenuti in patria proprio per tutelarsi dalle diserzioni.

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