Chiusure temporanee. Quarantene. Aule troppo piccole per contenere tutti gli studenti. Settembre è arrivato e la scuola si prepara a ripartire anche in Italia dopo «la più grande interruzione dei sistemi educativi nella storia», che ha colpito oltre un miliardo e mezzo di studenti nel mondo e più di 190 Paesi. Ma a prospettare i possibili scenari, invitando gli istituti scolastici ad adottare misure condivise, sono il direttore di Oms Europa, Hans Kluge, e il ministro della Salute, Roberto Speranza. Il messaggio è chiaro: oltre a libri e astucci, tra i compagni fedeli di insegnanti e studenti dovranno esserci anche computer e Internet. Non serve solo tenersi pronti alle lezioni a distanza, ma anche cominciare a lavorarci su.
È «realistico preparare e pianificare la disponibilità dell'apprendimento online per integrare l'apprendimento nel prossimo anno scolastico», spiega Speranza in una dichiarazione congiunta con Kluge al termine del summit virtuale fra i 53 Stati europei, promosso dall'Italia con l'Oms. Prepariamoci a ogni evenienza, è il senso, visto che anche chi ha già riaperto, come la Germania, appena tre settimane dopo la campanella di inizio ha dovuto richiudere oltre un centinaio di istituti scolastici a causa dei contagi da Covid. Le lezioni online saranno necessarie «durante le chiusure temporanee», «possono essere necessarie durante la quarantena episodica e possono integrare l'apprendimento scolastico in circostanze in cui i bambini alternano la presenza scolastica per rispettare le esigenze di allontanamento fisico nelle aule più piccole», è la conclusione del vertice sull'impatto della pandemia sulla scuola. Ne va del futuro dei nostri ragazzi. «Non possiamo lasciare che i bambini diventino le vittime nascoste di questa pandemia negando loro le opportunità che meritano in maniera così fondamentale». L'obiettivo è il ritorno in classe ma avanti tutta con la didattica a distanza se necessario, anche da subito in caso di problemi di spazio e turnazioni.
Quanto all'atteso rientro in aula, per un «rientro sicuro» servirà rispettare le regole base: distanziamento, lavaggio delle mani, uso delle mascherine dove appropriato, a casa ai primi sintomi. «Dovranno essere attuate politiche specifiche per i bambini a rischio con esigenze di apprendimento o condizioni di salute speciali nonché per gli educatori con condizioni di salute che li rendono vulnerabili a infezioni più gravi».
Per l'Italia il Comitato Tecnico Scientifico ha già detto la sua sulla mascherina. Gli alunni dovranno indossarne una - anche di stoffa - quando entrano ed escono, quando vanno in bagno, per arrivare in mensa e nell'intervallo. Potranno toglierla durante le lezioni. Anche gli insegnanti indosseranno mascherine chirurgiche o trasparenti, purché abbiano le certificazioni di legge. Due metri di distanza tra la cattedra e il primo banco consentiranno all'insegnante di togliere la protezione mentre spiega, per facilitare la comunicazione. Il docente potrà avvinarsi allo studente per aiutarlo, purché abbia la protezione sul volto - che non serve necessariamente al ragazzo seduto - e purché lavi o disinfetti le mani subito dopo.
«Diritto alla salute e diritto all'istruzione
devono camminare insieme», spiega il ministro Speranza. Perché la chiusura delle scuole è stata vitale in emergenza - ricordano i 53 Paesi europei - ma può avere un effetto profondo sulla salute e sul benessere dei bambini».
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