Un incubo che finisce, ma con l'amaro in bocca di una carriera politica momentaneamente interrotta da un processo mediatico prima che giuridico. L'ex ministro alle Infrastrutture, Edoardo Rixi (nel tondo), è stato assolto ieri in Appello, perché il fatto non sussiste, nell'ambito dell'inchiesta per le cosiddette spese pazze, che prese l'avvio nel 2012, quando era ancora consigliere regionale in Liguria. All'epoca gli imputati, tutti assolti, furono accusati di peculato e falso. Si disse che quei soldi pubblici fossero stati utilizzati per viaggi, cene, gite al luna park, aperitivi, gratta e vinci, persino ostriche e biscottini e che gli importi venivano falsificati a mano. In primo grado Rixi era stato condannato. All'epoca era viceministro del governo Conte I e per responsabilità istituzionale si dimise. Ieri la sentenza che lo libera da un giogo durato nove anni.
Con lui sono stati assolti anche Francesco Bruzzone, senatore della Lega, allora presidente del Consiglio regionale, Michele Boffa, ex presidente del Consiglio regionale (Pd), Antonino Miceli (Pd), Marco Melgrati (Fi), Luigi Morgillo (Fi), Matteo Rosso (Fi), Gino Garibaldi (Fi) , Franco Rocca (Fi), Alessio Saso (Ncd), Marco Limoncini (Udc), Armando Ezio Capurro (Noi con Burlando), Aldo Siri (Lista Biasotti), Raffaella Della Bianca (Fi), Roberta Gasco (Udeur), Marilyn Fusco (Idv), Giacomo Conti (Federazione della Sinistra), Matteo Rossi e Alessandro Benzi, entrambi in Sel. Le pene del primo grado erano comprese tra 2 anni e un mese e 3 anni e 2 mesi.
«La sofferenza - spiega Rixi al Giornale - era dovuta al fatto che mi sono sempre reputato innocente. Alla fine del 2012 mi trovai la Guardia di Finanza in ufficio. Una settimana prima era morto il mio migliore amico in montagna. Fu veramente difficile».
Questa vicenda dette vita a un rinvio a giudizio poco prima delle Regionali del 2015 che dovevano vederlo come candidato presidente alla Regione. Anche per questo Giovanni Toti prese il suo posto e vinse. «La cosa peggiore - prosegue - è stata la campagna di fango durata tre mesi, su tutti i giornali. Alcuni ministri come Di Maio andavano a dire alle conferenze che era uno scandalo. In queste ore sto ricevendo tantissime manifestazioni di solidarietà dai membri governo. Mi hanno chiamato commossi anche Salvini e Giorgetti e molti della Lega che per me è una famiglia. Ho affrontato tutto grazie a loro. Spero di avere da oggi una vita serena. Questo è il momento di aiutare il governo. Ora darò una mano da parlamentare, in futuro vedremo. Intanto, è come mi fossi tolto di dosso uno zaino da 30 chili dopo una scalata».
Matteo Salvini ha sottolineato: «Sono stati costretti a rinunciare anche a incarichi che avrebbero meritato per competenza e onesta. Giustizia è fatta, ma ci aspettiamo le scuse dei giustizialisti di professione.
Ora avanti tutta, più forti di prima». Solidarietà anche dal presidente del Consiglio regionale della Liguria Gianmarco Medusei: «Sono molto felice per loro e per gli altri imputati, sottoposti per troppo tempo a polemiche e al calvario mediatico».
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