Si è visto recapitare una cartella esattoriale per il pagamento delle spese di una sentenza dell'assassino dei suoi genitori. Una vicenda grottesca per Daniele Pellicciardi, figlio dei due anziani custodi di una villa di Gorgo al Monticano, in provincia di Treviso, trucidati nel 2007 da una banda di ladri tossicodipendenti che fece irruzione sapendo che i proprietari erano in vacanza.
Ora, dopo oltre 15 anni, l'Erario chiede al figlio di Guido Pellicciardi e Lucia Comin, le due vittime, di pagare l'imposta di registro di una sentenza che ha vinto in sede civile contro il ministero dell'Economia, relativa ad un risarcimento dovuto ad uno dei killer. Un errore burocratico commesso dall'amministrazione giudiziaria nell'ambito di una vicenda piuttosto intricata, che ha lasciato l'amaro in bocca a Pellicciardi. L'uomo dovrebbe versare allo Stato 1.600 euro di tassa di registrazione, denaro che non ha alcuna intenzione di tirare fuori. Il suo avvocato ha già preparato il ricorso per opporsi. «Non voglio pagare una tassa per il risarcimento dei miei genitori assassinati. Non è una cosa morale, non lo concepisco, ed è inaudito. L'incidente è nato da un errore di carattere burocratico. Sul risarcimento, che io ho regolarmente avuto, non è stata depositata la tassa di registrazione. Avrebbe dovuto farlo il ministero della Giustizia. Una dimenticanza? Non lo so, sicuramente si tratta di un errore che non doveva essere commesso», chiarisce Pellicciardi.
La sentenza in questione è quella con la quale aveva ottenuto il denaro, circa 100mila euro, che lo Stato italiano doveva ad uno degli esecutori materiali del massacro, Naim Stafa, per l'ingiusta detenzione subita per un'altra vicenda precedente al massacro di Gorgo. Somma che avrebbe dovuto versare il Mef. Durante il processo per l'uccisione dei due custodi, il legale di Pellicciardi riuscì a bloccare l'erogazione del risarcimento dovuto all'imputato, poi condannato all'ergastolo per la morte dei due coniugi, facendo un pignoramento presso il Mef. Un modo per rientrare di una parte del milione di euro che gli era stato a sua volta riconosciuto nel dibattimento come indennizzo per la perdita dei genitori. Il ministero però non riconobbe il debito che aveva nei confronti di Stafa e si arrivò in giudizio. La causa venne vinta da Pelliciardi, che incasso il denaro e lo utilizzò per pagare le spese legali sostenute durante il processo.
Ora però lo Stato, probabilmente per un errore burocratico, gli ha presentato il conto per il pagamento dell'imposta di registro, nonostante sia stato lui ad avere la meglio in Tribunale. «A farsi carico delle spese spiega Pelliciardi avrebbe dovuto essere lo Stato, che però non l'ha fatto. Così l'Agenzia delle Entrate è arrivata a chiedere i soldi a me».
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