nostro inviato a Forte dei Marmi (Lu)
Viareggio-Forte dei Marmi, 14 minuti. Semafori rossi compresi. È il tempo che si impiega in un giorno qualsiasi, in mezzo alla settimana, per attraversare la Versilia dall'hotel Principe di Piemonte alla Capannina di Franceschi. Sono ormai lontani gli anni dei serpentoni di auto incolonnate per ore, anche di martedì sera, sui viali a mare davanti alla Bussola, all'Ostras, al Seven, al Twiga, alla Capannina. Da sei anni a questa parte il vento è cambiato e oggi soffia un minaccioso libeccio che piega le palme del lungomare.
La crisi si è presa tutto, anche un po' di ricchi. A dare la mazzata finale ci si è messo anche il tempo, che ha trasformato luglio in ottobre. E meno male che i vuoti lasciati dai poveri, sempre più poveri (che si vendono pure gli spazi roulotte nei campeggi), sono stati presi dai ricchi sempre più ricchi. Per il 90% stranieri. Russi, anche se in calo, arabi, svizzeri, belgi, olandesi, svedesi, giapponesi, cinesi e, da quest'anno, ucraini, sudafricani, indiani, boliviani, brasiliani e messicani.
Per il presidente di Federalberghi Forte dei Marmi e Toscana, Paolo Corchia «si registra un calo del 20%, la domanda internazionale è cresciuta del 2,5%, ma non abbastanza da compensare la scomparsa degli italiani. La gente è più attenta a quello che spende, pure i ricchi, e il fenomeno russo si è ridimensionato. Dopo aver visto, alla fine degli anni Novanta, personaggi come il governatore di Mosca Boris Gromov o il regista Andrej Koncalovskij che si sono portati dietro altre illustri personalità, da quest'anno vediamo più ucraini e kazaki. Il Forte riesce a digerire tutto. Famiglie molto facoltose che commerciano in gas e minerali e affittano tutte le suite nei grandi hotel e una villa vicina a quella di Armani, a Roma imperiale».
Annuisce Filippo Giovannelli, il direttore dell'hotel Byron, cinque stelle storico del lungomare: «Il cliente russo si sta emancipando. Se dieci anni fa aveva cinque punti di riferimento, oggi ne ha 50. È giusto che i prezzi siano alti, ma la domanda che dobbiamo farci è: cosa diamo loro in cambio? Non siamo concorrenziali rispetto a Capri o Portofino. Siamo statici da troppo tempo e per questo perdiamo. Il turismo è il nostro petrolio, ma a livello politico questo è incomprensibile. Se in Italia non riusciamo a vivere di turismo, vuol dire che c'è qualcosa che non va. Non sappiamo valorizzarci».
I russi cominciano a vedersi più spesso in Maremma, all'Argentario e all'Isola d'Elba. Specie a Castiglione della Pescaia dove pagano anche 80mila euro per i due mesi d'affitto di una villa nella pineta di Roccamare.
E se negli hotel a tre stelle si tira la cinghia, in quelli a cinque se la ridono grassa. E più cari sono, meglio è. L'Imperiale di Forte dei Marmi (cinque stelle luxury) è uno di questi. «La Russia è stata una meteora - spiega la proprietaria e direttrice Gianna Manni - Da noi è venuto in vacanza un politico ucraino molto potente, ma una rondine non fa primavera. Il turismo viaggia a flussi di mercato per questo che per noi l'italiano sarebbe fondamentale. Gli stranieri vanno a periodi. Qui comunque siamo al completo fino al 15 settembre. Noi non abbiamo mai risentito della crisi». Malgrado le 3.500 euro a notte per una suite di 100 metri quadri.
Stessa cosa al Principe Forte dei Marmi, della rete The Leading Hotels of the World, ristrutturato nel 2010: 30 milioni di euro per farlo diventare da tre a cinque stelle superiore. Il quarto hotel a Forte comprato dai russi dopo Paradiso al mare, Mirabeau e Alcione. «Ben vengano gli investitori russi che permettono a 120 dipendenti di lavorare - dice la direttrice Cristina Mascellari - Il 30% dei nostri clienti viene dall'Est Europa. Non solo russi però, anche arabi. Spendono 3.500 euro a notte e poi sulle spiagge vengono infastiditi dai venditori abusivi. Non c'è abbastanza sicurezza. Poi a Forte ci vorrebbe un porto che potesse ospitare i maxi yacht».
Meno Ferrari, Lamborghini, Porsche Cayenne, Maserati Quattroporte, parcheggiate davanti al Bistrot, al Fortino o su viale Morin. Passeggiando la sera in via Carducci (la Monte Napoleone del Forte) si avverte un senso di vuoto. Sedersi per qualche minuto sulle panchine rosse della boutique di scarpe Volponi, ad osservare la gente che passa, lascia un po' delusi. Negozi semivuoti, poche borse da shopping in mano, il carrettino dei palloncini, il mago ambulante del paese e un ragazzino che ti chiede una sigaretta.
«Ci sono meno russi, è vero, complice la situazione politico-finanziaria di quell'area - commenta il sindaco di Forte dei Marmi, Umberto Buratti - Nei ristoranti ho cominciato a sentire di nuovo parlare italiano, dopo molti anni. I russi che continuano a venire prediligono affittare ville, ma alcuni di loro hanno spostato i loro investimenti immobiliari in Crimea».
Per la presidente di Federalberghi Viareggio, Elisabetta Bellotti, «l'andamento risente della crisi a livello nazionale, un 25-30% in meno dei flussi» anche se «le grandi strutture reggono, ma gli italiani hanno ridotto la durata dei loro soggiorni». E la colpa è anche dei Comuni. «Viareggio è in affanno - spiega Bellotti - il Comune è in dissesto finanziario, il Pucciniano va male, il Carnevale va male, non ci sono fondi per investire in promozione, i negozi chiudono. I Comuni dovrebbero metterci in grado di accogliere i turisti nel migliore dei modi e invece...». La pensa così anche il titolare del Bagno Balena Duemila, Alessandro Santini: «Il Comune non ci aiuta, anzi, Viareggio è degradato, e sempre più in mano ai cinesi che si stanno comprando tutto».
L'altra faccia della medaglia. Se i cinque stelle ridono, gli stabilimenti balneari piangono. Il proprietario del bagno storico di Viareggio, Nettuno, Graziano Giannessi, vicepresidente di Sib Confcommercio, si arrangia: ombrellone e 2 sdraio a 12 euro al giorno, compreso custodia valori, spogliatoi, wi-fi, racchettoni e un pallone.
«Se le aziende chiudono, mi spiega come fanno le persone ad andare in vacanza? Al massimo qualche week-end. Anche quest'anno prendiamo una ciabattata è matematico. È così dal 2008».Consoliamoci con un bombolone «a bollore».
(1. Continua)
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