I pm parlano di una «disponibilità incontrollata» di milioni di dati segreti nelle mani del gruppo di via Pattari 6, la presunta centrale di spie nel cuore di Milano. Soggetti «altamente pericolosi» e «mossi da finalità in qualche modo eversive», dato che avere accesso alle banche dati dello Stato, significa «detenere un enorme potere di condizionamento delle Istituzioni». La rete criminale che faceva base negli uffici della società Equalize avrebbe «effettuato accessi quotidiani alle banche dati dello Stato»: anche per questo la Procura della Repubblica, con un ricorso al tribunale del Riesame, chiede di indurire le misure, mandando in carcere l'amministratore di Equalize, l'ex super poliziotto Carmine Gallo, finora agli arresti domiciliari, e di mettere ai domiciliari il socio di maggioranza Enrico Pazzali, presidente della Fondazione Fiera di Milano, che il giudice ha lasciato a piede libero.
Attraverso la loro potente piattaforma informatica illegale, chiamata Beyond, gli uomini di Equalize avrebbero scaricato dati direttamente dallo Sdi del Viminale, accessibile solo alle forze dell'ordine. E' uno degli indagati a lasciarsi sfuggire il numero di soggetti spiati, forse 800mila persone: «Ottocentomila Sdi, c'ho di là», diceva l'hacker Samuele Calamucci riferendosi al contenuto di un hard disk.
C'è un aspetto che i magistrati considerano particolarmente inquietante: oltre ai report illegali per i clienti della società, gli indagati avrebbero alimentato un grande archivio privato di dossier. Gallo, una volta compreso di avere alle calcagna gli investigatori, avrebbe nascosto il suo nel garage della segretaria. Ora è stato sequestrato, così come il server lituano a cui sarebbe stata collegata Beyond. Una scelta mirata dei sodali, convinti che in caso di indagine «nessuno andrà in Lituania a vedere».
Gli indagati fanno attenzione alle ricerche nelle banche dati strategiche. Sanno che su alcuni nomi politicamente esposti «esistono degli alert dello Sdi». Degli allarmi. Sono «i politici nazionali, uomini di interesse...Mentana ad esempio quella roba lì parte l'alert». Ma Calamucci spiega che il sistema progettato da loro bypasserebbe il problema: «Nel nostro caso non c'è alert».
Indagato anche Pierfrancesco Barletta attuale vicepresidente di Sea (che gestisce gli aeroporti milanesi) e fino all'anno scorso nel cda di Leonardo. Viene intercettato nel 2022, quando è ancora nel board del colosso partecipato dallo Stato, mentre commissiona a Calamucci la copia di due telefoni: «Cioè mi deve scaricare tutto!». «Tutto quello che c'è nel telefono», rassicura Calamucci. Barletta chiede se il tecnico è «uno nostro fidato», per i pm «dimostrando così da subito di non essere estraneo alle dinamiche criminali del gruppo». L'hacker Calamucci gli rivela che si tratta di «uno che lo fa per la Procura». Ieri, quando trapela il suo nome come indagato, Barletta si autosospende dalla carica nella Sea.
Nelle carte dell'indagine spunta anche Eni, l'ente di Stato finito sotto inchiesta a Milano e poi assolto. Gli indagati intercettati parlano del colosso in riferimento al processo Eni-Nigeria e a Piero Amara, ex legale esterno del gruppo trasformatosi in teste d'acusa contro i suoi vertici. Anche Eni nel periodo più caldo della vicenda si rivolge all'agenzia di Gallo, la vicenda salta fuori perchè parlando con i suoi collaboratori un giorno l'ex poliziotto chiede massimo rigore nella mimetizzazione dei report per i clienti, e cita a esempio di un lavoro andato storto, un servizio commissionato dal gruppo del cane a sei zampe: «Non vorrei magari che poi facciamo la stessa cosa che abbiamo fatto con Eni, ci troviamo nei guai». Citano «problemi avuti con le investigazioni per Eni su Amara, Armanna e Mazzagatti». La società ieri chiarisce: «Eni non era al corrente delle presunte condotte illecite attribuite a Equalize nell'ambito dell'inchiesta della Procura di Milano».
Viene citata anche l'azzurra Licia Ronzulli come presunta committente di una ricerca.
Nel 2022 Pazzali si rivolge a Gallo per «un nominativo di una persona che mi ha girato Forza Italia». E dice che dietro la richiesta ci sarebbe la Ronzulli, cosa che, dice, «mi fa un po' paura».«Non ho mai chiesto a Pazzali nessun controllo», spiega ieri la senatrice.
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