Sono trascorsi due mesi esatti da quando il comandante in capo delle forze armate ucraine Zaluzhny annunciò la controffensiva al grido «è ora di riprenderci ciò che è nostro». Sessanta giorni nei quali Kiev è riuscita soltanto a liberare parte di Bakhmut, e ad avanzare di pochi chilometri tra le linee nemiche nel Donbass, mentre Mosca ha attuato manovre difensive focalizzate sul contenimento ucraino. Qualcosa però nelle ultime ore sta cambiando: lo sostiene il Pentagono, ma lo ammettono anche i funzionari russi di Zaporizhzhia. Ieri si sono registrate le battaglie più cruente del 2023. Kiev avrebbe raggiunto la massima spinta con migliaia di rinforzi che si stanno riversando sul campo di battaglia, molti addestrati ed equipaggiati dall'Occidente e finora tenuti di riserva. Avrebbero superato gli avamposti che proteggono la prima delle tre linee fortificate della «Cortina Surovikin», posta a difesa della regione di Zaporizhzhia e degli accessi alla Crimea. «La controffensiva ha sfondato le linee russe nel sud-est a Orekhov e Rabotino, liberando Staromayorske», spiega un funzionario del Pentagono al New York Times, e le unità di riserva sono intervenute per capitalizzare l'opportunità. «La seconda ondata della controffensiva è iniziata sul fronte di Zaporizhzhia - scrive su Telegram Vladimir Rogov, membro dell'amministrazione russa nella regione - le truppe ucraine sono riuscite a irrompere con diverse ondate di attacchi e con più di 100 unità di veicoli corazzati. Pesanti combattimenti sono in corso lungo il fronte meridionale».
I soldati di Kiev, in particolare quelli della 47esima brigata Magura, guidati da Oleksandr Sak, un maggiore di appena 26 anni, sono stati addestrati all'estero e si aprono varchi con carri armati Leopard e Bradley. Per il segretario alla Difesa Usa Lloyd Austin l'Ucraina continuerà a premere: «Si stanno facendo strada attraverso i campi minati e dispongono di grande potenza di fuoco». Il Cremlino smonta le cronache occidentali e lo stesso Putin, pur ammettendo che gli scontri sono di una ferocia inaudita, sostiene che l'esercito russo «è in netto vantaggio per uomini e mezzi». Lo Zar però chiede aiuti alla Corea del Nord: lo scrivono i media russi, parlando dell'accordo raggiunto a Pyongyang tra Shoigu e Kim Jong-Un per la fornitura di munizioni e missili.
A Odessa si sta giocando un'altra partita cruciale per il controllo del Mar Nero. Nella notte la Russia ha colpito le infrastrutture portuali, uccidendo una guardia di sicurezza e danneggiando terminal merci. I missili Kalibr sono stati lanciati da un sottomarino nel Mar Nero a un'altezza estremamente bassa, il che ha reso difficile rilevarli. Gli 007 di Mosca affermano di aver sventato un «attacco terroristico» pianificato contro una delle navi da guerra che trasportava missili ad alta precisione, e di aver arrestato un marinaio russo reclutato dall'intelligence ucraina. Kiev invece lamenta di non disporre di difese antiaeree per proteggere le sue infrastruttura dedicate all'export del grano dopo che Mosca ha bloccato tutti i porti del Paese.
Nel 519° giorno di combattimenti Zelensky ha visitato Dnipro, dove ha discusso di rifornimenti al fronte e delle
difese aeree da rafforzare. Si è detto disponibile a sostenere il progetto di pace del presidente brasiliano Lula, «purché la Russia lasci i territori occupati». Gli invasori hanno bombardato Nikopol e in serata Zaporizhzhia.
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