Niente pubblico negli stadi a gennaio («non è la priorità») e soprattutto la riproposizione in Consiglio dei ministri del decreto sulla governance per evitare all'Italia le sanzioni del Cio alle Olimpiadi. Davanti alle telecamere di Agorà su Rai3 il responsabile del dicastero dello sport Vincenzo Spadafora non si è sottratto ai temi più scottanti. Partendo dalla «speranza che gli sportivi possano essere testimonial delle vaccinazioni anti-Covid».
Il piano del governo è appena partito e durerà ancora a lungo. Ecco perché Spadafora chiude alla possibilità di riaprire gli stadi ai tifosi già a gennaio, come sperava il numero uno della Figc Gravina. Un no secco e il motivo è semplice: «Ognuno spera di riprendere, ma noi come governo dobbiamo avere una scala di priorità. Non è un problema di ventimila spettatori su sessantamila posti all'Olimpico, perché questi numeri significano controlli, trasporti, gestire una macchina che non è prioritaria rispetto alla scuola o al sistema industriale». La Lega di serie A sta intanto preparando un piano per febbraio: all'inizio della stagione gli spettatori erano solo 1000 a partita, invitati dagli sponsor. Si spera che non appena gli stadi saranno riaperti al pubblico, questa quota possa salire, ma è difficile fare previsioni. Di sicuro la finale di Supercoppa Juventus-Napoli, in programma il 20 gennaio a Reggio Emilia, si giocherà senza tifosi.
L'altro fronte aperto è quello olimpico. Il ripetuto allarme lanciato da Malagò sul rischio di andare ai Giochi di Tokyo senza inno e bandiera non ha lasciato indifferente Spadafora: «Lui dice che il Coni non ha in questo momento l'autonomia funzionale e l'indipendenza che tutti i comitati olimpici devono avere, e lo sostiene anche il Cio. In parte è vero, ma la soluzione l'avevamo trovata con il decreto sulla governance nel mondo dello sport, con misure che davano piena autonomia al Coni. Le forze politiche (di maggioranza, ndr) hanno deciso che non si doveva approvare. Io voglio ripartire da quel decreto e vedremo se questa volta si troverà una convergenza in Consiglio dei ministri».
Un segnale importante, questa è la strada condivisa anche dal Coni: un decreto che risolva il problema prima dell'intervento di Thomas Bach, presidente del Cio, che nell'esecutivo del 27 gennaio potrebbe sanzionare l'Italia.
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