Ci sono storie da libro Cuore che soltanto lo sport, molto spesso, riesce a regalare. E la favola della squadra di calcio del Cara di Mineo (Ragusa) ne è un esempio lampante. In due stagioni, la formazione composta dagli ospiti del Centro di accoglienza, giunti da diversi Paesi africani, in attesa dello status di rifugiati, ha vinto altrettanti tornei, approdando dalla Terza alla Prima categoria.
Dietro un pallone hanno ricominciato a vivere, a credere in un futuro più roseo. Molti di loro hanno visto la morte con gli occhi. Sono approdati, a bordo di barconi, lungo le coste italiane. Le loro storie sono quasi tutte simili. Hanno deciso di raggiungere l'Europa per fuggire da guerre civili e carestie. L'anno scorso, con l'appellativo di «Squadra dei migranti», hanno disputato il torneo di Terza categoria. Il risultato? Subito straordinario. Hanno vinto quasi tutte le gare grazie alle reti di Abdullahi detto «America», a Drammeh e a Danso.
Attraverso il calcio, per questi tre si sono aperte nuove prospettive di vita. Il Teramo, che ha vinto il campionato di Lega Pro Due, li voleva in squadra, loro, invece, hanno preferito andare a giocare in Germania e legarsi a quel Paese. Anche tutti i loro compagni, ottenuto il permesso di soggiorno, sono andati via in cerca di fortuna o per ricongiungersi con i loro familiari.
Quest'anno, cambiati gli attori, la squadra è stata iscritta regolarmente al torneo di Seconda categoria. I due allenatori, Trombino e Manzella, sono ripartiti da zero e, hanno avuto la fortuna di trovare altri due bomber di razza che meritano altri palcoscenici. Si tratta di Cham e Sanogo, trenta reti in due, che hanno trascinato la squadra ad un'altra stagione da incorniciare. Sono tutti giovanissimi, media età 23-24 anni, provengono da Nigeria, Costa d'Avorio, Gambia, Mali, dalla Guinea e giocare in questa «Nazionale» consente di emulare i loro idoli, quei campioni e compatrioti che giocano in Europa e nel calcio dei «grandi».
«Sono molto contento e soddisfatto dell'impresa compiuta da questi ragazzi - dice il direttore del Cara Sebastiano Maccarrone -. Si sono impegnati moltissimo, hanno avuto una grande voglia di vincere, di tornare a sorridere dopo tante angosce e lutti». La squadra dei migranti è diventata una sorta di mascotte del campionato, anche perché i giovani africani hanno sempre avuto il massimo rispetto per gli avversari.
A Mineo, ad ogni gara casalinga, centinaia di tifosi hanno sostenuto per tutto il campionato questa squadra che è destinata a regalare altre soddisfazioni. D'altronde, l'obiettivo, tramite il calcio, è quello di offrire, anche ai futuri ospiti, una occasione di svago. I dirigenti del club, Ivana Galanti e Vito Amendola, hanno voluto ribadire che «più che la vittoria, conta che si realizzi un nostro auspicio: che questi ragazzi possano vincere la battaglia della loro vita».
La partita decisiva che è valsa la matematica certezza della promozione contro il Mario Rapisardi.
Risultato finale 4-2 e Sanogo mette la firma su tre reti.Il sindaco di Mineo, Anna Aloisi, ha aggiunto che «La vittoria dimostra che il Cara non è un parcheggio ma una panchina dalla quale ci si può alzare per giocare con successo la partita della vita».
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