La cornice è quella di un ristorante di livello. Pochi tavoli, gente compassata che a voce bassa chiacchiera e gusta piatti da gourmet. All'improvviso una voce fuori campo interviene a mortificare l'atmosfera del locale. È quella di un cliente. Giovane e tronfio. Si siede poggiando con gesto teatrale un portafogli gonfio (si presume di banconote) sul tavolo. Al cameriere ordina di tutto. Roba da leccarsi i baffi per un pranzo pantagruelico. Dai tavoli vicini i clienti guardano stupiti. Ma il colpo di scena arriva alla fine. Quando il cliente sghignazzando spiega che a pagare saranno gli altri clienti. Il protagonista dello spot, infatti, è l'evasore che costringe l'intera comunità a sostenere il suo lussuoso e stile di vita. Un parassita insomma, come etichettava con immagini inquietanti un altro spot di una decina di anni fa.
Il video verrà trasmesso dai prossimi giorni su tutti i canali nazionali. È stato realizzato dal ministero dell'Economia e delle Finanze con l'obiettivo di contrastare il fenomeno dell'evasione.
Il finale della storia, però, vede il tronfio protagonista finire nei guai con i finanzieri che gli bussano alla porta. Lo scopo dello spot, infatti, è quello di sottolineare che d'ora in avanti, vi saranno controlli più stringenti. D'altronde lo slogan suona così «L'evasione fiscale si paga. Da oggi ancora più controlli e sempre meno evasori».
Che il giro di vite della Finanza sia una necessità lo dimostrano anche i dati forniti proprio dalla Agenzia delle entrate: l'evasione tributaria e contributiva in Italia è di 83,6 miliardi di euro (anno 2021 ultimo disponibile). Questo è il quadro che si ricava mettendo insieme i dati provenienti da ben i 190 banche dati collegate digitalmente tra loro. Sono archivi che raccolgono un numero incredibile di informazioni fiscali che se opportunamente incrociati tra loro potrebbero determinare con grande precisione la fedeltà fiscale di ognuno dei 43,3 milioni di contribuenti italiani.
Il giro di vite annunciato dallo spot è già nelle pagine della legge di Bilancio che verrà discussa nelle prossime settimane in Parlamento. La manovra infatti prevede 1,2 miliardi di entrate grazie alla misure introdotte su pagamenti elettronici, interoperabilità delle banche dati e tracciabilità delle spese ammontano a circa 1,2 miliardi nel triennio 2025 -2027.
La fetta più cospicua, pari quasi a un miliardo, deriva proprio dagli interventi a favore della tracciabilità: la manovra rende infatti impossibile dedurre dal reddito imponibile le spese per trasferte, di rappresentanza, di ristorazione o di trasporto con taxi se non effettuate attraverso bonifici o Pos. Insomma il prototipo ben descritto dallo spot avrà in futuro vita difficile.
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