Il premierato, che sembrava un'utopia del centrodestra, potrebbe diventare realtà. Il governo lo vuole, la maggioranza è unita e la prossima settimana dovrebbe partire quella che è stata definita «la madre di tutte le riforme», sia dalla premier Giorgia Meloni che dal ministro competente, Maria Elisabetta Casellati. Proprio quest'ultima ha annunciato ieri che venerdì il disegno di legge di riforma costituzionale con l'elezione diretta del premier approderà al consiglio dei ministri e domani ci sarà un'ultima riunione di maggioranza «per fare il punto».
Nel pomeriggio, a Palazzo Chigi, si incontreranno, infatti, il capo dell'esecutivo e i suoi due vice, Matteo Salvini e Antonio Tajani. Fratelli d'Italia, Lega e Forza Italia vogliono firmare questa riforma che ha due obiettivi principali e cioè la stabilità del governo e il coinvolgimento diretto dei cittadini nell'elezione del presidente del consiglio dei ministri. Però, i dettagli vanno definiti e il campo è molto delicato anche per i rapporti con il presidente della Repubblica, i cui poteri rafforzando il premier inevitabilmente si ridimensionano.
In realtà, nel testo ora a Palazzo Chigi non ci sarebbero le modifiche di cui si è parlato, come la nomina dei ministri da parte del premier e il Quirinale manterrebbe anche il potere di sciogliere le Camere. É da definire quella che è stata chiamata «sfiducia costruttiva» e cioè il meccanismo per cui se cade il premier la sua stessa maggioranza può esprimere un successore, altrimenti si torna al voto. Questo, per rispettare la volontà dei cittadini ed evitare «ribaltoni». In una delle bozze di 5 articoli c'era anche l'abolizione dei senatori a vita ma bisognerà vedere se rimarrà.
Il testo partito dal ministero delle Riforme ha già subito variazioni ed è da tempo all'esame dell'ufficio giuridico della presidenza del Consiglio. Il capo, Francesco Saverio Marini, ha nei cassetti anche l'altra riforma-bandiera della coalizione, quella della giustizia sulla separazione delle carriere dei magistrati, ma quella per ora non si muove. Per il premierato, invece, se il ddl verrà approvato venerdì, inizierà presto l'iter in parlamento per la doppia lettura nelle Camere.
Il ministro Casellati ha consultato parti politiche, costituzionalisti, sindacati, associazioni di categoria e ora è convinta che le posizioni siano più vicine di quello che sembra. «Sono ottimista, perché per ogni riforma c'è un tempo di maturazione e dopo 40 anni di discussioni credo sia arrivato il momento giusto- ha detto pochi giorni fa-. In 75 anni di storia repubblicana abbiamo visto 68 governi con la durata media di 14 mesi e ciò dimostra che l'obiettivo della stabilità di governo non è stato raggiunto. La riforma avrà un impatto importante per lo sviluppo economico, perché la stabilità dà credibilità al Paese, attrae investimenti dall'estero, consente di realizzare un pensiero politico di lunga durata, permette un rapporto virtuoso tra governo e altre istituzioni, come le regioni».
Nelle opposizioni, Iv è a favore
dell'elezione diretta del premier, mentre il Pd chiede il cancellierato, che sacrificherebbe maggiormente il ruolo del presidente della Repubblica e al M5s non piace l'elezione diretta, proprio il metodo diventato la sua bandiera.
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