Stangati i cori a Koulibaly San Siro chiuso due gare E l'Inter scarica i razzisti

Pugno duro del giudice sportivo. Il giocatore: «Sono orgoglioso del colore della mia pelle»

Stangati i cori a Koulibaly San Siro chiuso due gare E l'Inter scarica i razzisti

D ue partite a porte chiuse, una gara senza la curva. È la stangata del giudice sportivo all'Inter per i reiterati «cori insultanti di matrice territoriale» contro Napoli e per il «coro denigratorio di matrice razziale» nei confronti di Kalidou Koulibaly. Il presidente della Federcalcio aveva chiesto la «linea dura» ed è stato ascoltato. Ma il bollettino del posticipo da vergogna del boxing day non finisce qui. Perché lo stesso difensore senegalese è stato squalificato per due giornate: una per l'ammonizione ricevuta per il fallo su Politano in quanto diffidato, l'altra per l'applauso ironico. Stesso trattamento riservato a Lorenzo Insigne per aver rivolto al direttore di gara «un epiteto gravemente insultante», sanzione aggravata per il fatto di essere il capitano.

Il tutto è conseguenza anche del clima che si era creato attorno alla partita. Alla vigilia Aurelio De Laurentiis aveva detto: «Mazzoleni mi preoccupa, con noi è sempre stato cattivo e non imparziale». Parole criticate duramente da Allegri: «Da alcuni presidenti parole pesanti contro gli arbitri».

San Siro è stato così il teatro del peggio. La curva dell'Inter ha ripetutamente insultato i napoletani e Koulibaly, dal settore ospiti in avvio è partito subito un coro contro Mazzoleni. Ancelotti, che da quando è arrivato a Napoli sta portando avanti la battaglia contro gli insulti territoriali e razzisti, e i giocatori azzurri hanno chiesto almeno tre volte la sospensione della gara. Lo speaker ha fatto due annunci, senza successo. Nel finale poi la situazione è precipitata. La goccia che ha fatto traboccare il vaso già pieno degli insulti vomitati dagli spalti, sono stati i «buu» a Koulibaly, a detta di Ancelotti già scosso dall'ambiente di San Siro, ma comunque il migliore in campo.

Lo stesso Koulibaly ieri ha risposto via social: «Sono orgoglioso del colore della mia pelle. Di essere francese, senegalese, napoletano, uomo». Al fianco del difensore Cristiano Ronaldo: «Nel mondo e nel calcio ci vorrebbero sempre educazione e rispetto. No al razzismo e a qualunque offesa e discriminazione!». Tra gli altri il classico «siamo tutti Koulibaly» di Boateng, che ai tempi del Milan era stato protagonista di un gesto eclatante abbandonando il campo in un'amichevole contro la Pro Patria. Il primo azzurro di colore, Joseph Dayo Oshadogan parla di «piaga sociale», mentre Gattuso difende l'Italia che «non è razzista, ma le partite vanno sospese». Non per Sandro Mazzola: «Sarebbe successo di peggio. Meglio andare avanti, avvertendo i giocatori che poi sarebbe stata annullata e rigiocata...».

L'avvocato del Napoli Mattia Grassani è duro: «Con il caso Koulibaly, il sistema ha toccato il fondo. Ricorso? Non è consentito essendo una giornata più una. Per Insigne valutiamo». Anche l'Inter sta considerando di ricorrere contro un provvedimento che la farà giocare senza pubblico in coppa Italia contro il Benevento, in campionato contro il Sassuolo mentre contro il Bologna solo la curva resterà chiusa. Inoltre il prefetto di Firenze ha chiuso il settore ospiti per la sfida contro l'Empoli di domani. Il club nerazzurro in un comunicato ha rivendicato la sua storia fatta di «integrazione, accoglienza e futuro... Noi abbiamo detto no a ogni forma di discriminazione», l'impegno nel mondo con gli Inter Campus e chi non accetta «la nostra storia, questa storia, non è uno di noi». Valori ribaditi sui social dal presidente Steven Zhang accompagnati dallo slogan «Inter against racism».

Alle scuse ci ha dovuto pensare il sindaco di Milano, Giuseppe Sala: «Chiedo scusa a Koulibaly, a nome mio e della Milano sana che vuol testimoniare che si può sentirsi fratelli nonostante i tempi difficili in cui viviamo».

Sala ha proposto Asamoah capitano e poi aggiunto: «Ero a disagio, ho avuto la tentazione di lasciare lo stadio, ma volevo riflettere con calma. Se la cosa si ripetesse alzerei i tacchi e me ne andrei». La lezione di un boxing day da fuori di testa.

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