Roberto Pella, relatore sul Def nell'aula di Montecitorio, capogruppo di Forza Italia in commissione Bilancio alla Camera, è stato uno dei protagonisti della risoluzione di maggioranza. Ma se la giornata per lui era iniziata bene con l'inserimento di alcune misure care a Forza Italia e al suo presidente Silvio Berlusconi, come l'impegno ad aumentare le pensioni minime, è finita male con il ko in aula. Ora l'importante è che la partita si chiuda entro oggi per non lasciare scoperto il fronte estero. Il ministro Giorgetti, impegnato tra Eurogruppo ed Ecofin, non può confrontarsi con i suoi omologhi senza un quadro di finanza pubblica approvato dal Parlamento. Per quanto riguarda le previsioni di crescita, Pella è sostanzialmente ottimista. Il governo ha adottato una politica assolutamente rigorosa che punta al miglioramento del disavanzo e al conseguimento di un avanzo primario. Gli allarmi sono eccessivi e non si intravedono pericoli all'orizzonte.
Onorevole Pella, cosa succede ora al Def?
«Il Def ha fatto un passaggio in Consiglio dei ministri con leggere modifiche, ma la struttura non sarà toccata. È chiaro che non fa piacere a nessuno, ma deve prevalere l'interesse della nazione. Abbiamo bisogno di approvare questo provvedimento in tempi brevissimi per poter fare ciò che si aspettano i cittadini. Bisogna fare in modo di arrivare all'Ecofin con la norma approvata e accelerare in modo che gli italiani possano avere più soldi in busta paga. Vogliamo chiudere oggi».
Come si spiega questo scivolone?
«Sono mancati 45 voti, in larga parte non di assenti, ma di persone in missione, ministri, sottosegretari, c'è chi era in riunione al Consiglio d'Europa. Non è vero che c'è una maggioranza in fibrillazione, se ci fossero stati la differenza sarebbe stata diversa. Che ci sia stata una sottovalutazione è un dato reale. Ma la coesione non c'entra nulla».
Il Def che sta prendendo forma è in linea con gli auspici di Forza Italia?
«Sì, assolutamente. Nella risoluzione di maggioranza al Def ci sono impegni che vogliono dare attuazione a storiche battaglie di Forza Italia e del Presidente Berlusconi. In particolar modo l'innalzamento delle pensioni minime, la riduzione del cuneo fiscale, il sostegno alla natalità, alla maternità e alla famiglia, alla scuola e alla formazione, gli incentivi all'occupazione. Sono misure che fanno parte del dna del nostro movimento fin dal 1994. Molto importante anche il passaggio che impegna a definire strumenti fiscali e finanziari idonei a favorire politiche e progetti di rigenerazione urbana. La crescita e il ruolo dei comuni nel processo di ripartenza dell'Italia è e sarà decisivo. Le città vanno riviste e riformulate anche per evitare lo spopolamento e la migrazione verso le grandi metropoli».
Quanto inciderà il taglio del cuneo fiscale sulle tasche degli italiani?
«Chi con la manovra aveva preso 50 euro in più, ora ne prenderà altri 37-38, un 65% in più di quello che riceveva oggi. La misura è commisurata allo stipendio lordo. Se si incentiva la fascia di reddito fino a 25mila euro potrà essere qualcosa in più».
Dal Def arrivano segnali rassicuranti per una graduale riduzione del debito. Servirà a rassicurare i mercati?
«Le previsioni sul Pil fanno capire che c'è una Italia che cresce, un po' come una azienda che aumenta il fatturato.
È vero che nel 2023 abbiamo avuto un disavanzo ma avremo un avanzo nei prossimi anni. Bisogna poi sottolineare che come tassi di interesse siamo arrivati al tetto massimo e l'inflazione ha iniziato una fase di discesa della curva. Gli allarmi insomma sono eccessivi e non vedo pericoli all'orizzonte».
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