C’è un caso di scuola, proprio degli ultimi giorni, su come la lotta all’evasione e le limitazioni del contante siano spesso più ideologiche che sostanziali. Nessuno nega che ci sia, come in tutti i paesi occidentali, la necessità di recuperare imponibile da parte dello Stato. Ma a casa nostra c’è una mentalità punitiva che fa spavento. Il caso dei tabaccai serve a chiarire. Sono 65 mila, diffusi in ogni angolo del nostro territorio. Vendono una gran quantità di prodotti che passano per i monopoli di Stato: dai tabacchi ai valori bollati. Il direttore dell’agenzia delle Dogane e del monopoli, Marcello Minenna, nei giorni scorsi ha deciso, con una complicata gimkana amministrativa tipica del nostro sistema iperregolato, di esentare questi piccoli imprenditori dall’obbligo di usare il pos, o meglio sistemi di moneta elettronica, quando cedono prodotti dei monopoli. Potranno continuare a farlo, ma non sono più obbligati perché esentati. Bene, benissimo, Bis. Il dirigente di Stato ha capito che non c’era nessuna necessità pratica per imporre anche ai tabaccai quest’obbligo. È andato contro corrente, ben prima che si parlasse di tetti e la cosa finisse in politica. E lo ha fatto semplicemente per pragmatismo. Dovete infatti sapere che su sigarette e bolli, sia l’accisa sia l’Iva, sono pagate a monte, prima della vendita. Lo Stato fornisce i bolli al tabaccaio e gli preleva il dovuto. Inoltre il rivenditore in monopolio su ogni vendita si porta a casa una tariffa con un aggio predeterminato. Non può vendervi un bollo o una sigaretta ad un prezzo superiore da quello stabilito dal monopolio. Infine spesso questo aggio (per alcuni valori bollati pari al 3 per cento) sfiora il costo della commissione (che la banca prende sul prezzo al pubblico che comprende anche l’aggio e le tasse) che le banche ottengono per il servizio fornito. Avete capito l’assurdo. L’imprenditore rischia di bruciarsi il proprio margine, non può ritoccare i prezzi, e le imposte sono pagate a monte, senza alcuna possibilità di evasione. Il pos in questo caso non traccia un bel niente, se non l’encefalogramma piatto di questa attività commerciale. Il paradosso dei monopoli ci fa capire molto del dibattito sul tetto al contante e sugli obblighi di pagamento elettronico, che ne sono la loro diretta conseguenza. Proprio ieri Uninpresa ha meritoriamente fatto ciò che tutti noi avremmo potuto scoprire. Ha visto i diversi tetti al contante negli ultimi dieci anni (da cinquemila a mille euro) e li ha incrociati con i dati ufficiali sull’evasione fiscale. Ebbene l’anno in cui si è verificata meno evasione è anche quello in cui il tetto al contante era più alto e pari a cinquemila euro.
Nessuno, onestamente, può dire che più contanti in tasca equivalgano a minore evasione: ovviamente. Ma scientificamente nessuno, altrettanto onestamente, e vedendo questi dati, può dire il contrario. La correlazione tra tetto al contante ed evasione, come minimo non è provabile, credibilmente è del tutto falsa.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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