"Lo stato d'emergenza non è ancora superato. Si arrivi fino a giugno"

Il governatore del Piemonte: "Credo si stia immaginando una proroga di alcuni mesi"

"Lo stato d'emergenza non è ancora superato. Si arrivi fino a giugno"

L'emergenza non è superata. «La stiamo gestendo bene - spiega il governatore del Piemonte Alberto Cirio - ma questo non deve farci dimenticare che la battaglia contro il virus è ancora in corso».

Presidente Cirio, come è oggi la situazione?

«I dati aggiornati a martedì sera sono i seguenti: in Piemonte ci sono 39 persone ricoverate nei reparti di terapia intensiva e 453 in ospedale».

Rispetto ad un anno fa?

«Stiamo meglio, molto meglio. Di questi tempi c'erano oltre 300 persone in terapia intensiva e 5mila in ospedale. Il rapporto è dieci a uno o quasi. E c'è un altro elemento importantissimo, ma sottovalutato, da ricordare. Un anno fa era tutto chiuso. Le scuole. I bar. I ristoranti. Le piste da sci. Il Paese era paralizzato, oggi tutto funziona, sia pure con le limitazioni imposte dal green pass e dal super green pass. Mi pare una differenza fondamentale: il virus purtroppo continua a circolare, i casi sono diminuiti ma non così tanto, non in un modo rassicurante, sono sempre tanti, però riusciamo a contenere l'epidemia, diciamo che questa quarta ondata non ci è sfuggita di mano».

In concreto cosa accadrà?

«La realtà è complessa. Il contagio sembra stia rallentando, ma prima di prendere una qualunque decisione è bene riflettere e ponderare i numeri. Siamo vicini al picco? Ci sarà un'inversione di tendenza? Credo che queste domande siano tutte ben presenti a Palazzo Chigi. Io posso dire che l'insieme delle misure prese sta dando i suoi frutti. Tutti faremmo volentieri a meno del green pass, ma non ci sono alternative. Quanto ai vaccini, la grande novità rispetto all'anno scorso, sono orgoglioso del Piemonte che è all'avanguardia in Italia: stiamo correndo con le terze dosi e i risultati si vedono».

Quindi abbiamo fatto passi in avanti?

«Si, ma di qui a dire che l'emergenza sia superata ce ne vuole. Diciamo che abbiamo trovato strumenti adatti a contrastare l'epidemia».

Insomma, cosa succederà nelle prossime settimane?

«Sulla carta lo stato di emergenza dovrebbe concludersi il 31 dicembre, ma credo che a Roma si stia ragionando sul da farsi».

In concreto?

«L'esecutivo farà bene a valutare la situazione fino all'ultimo giorno utile: queste sono scelte che vanno prese solo sulla base dei dati scientifici disponibili. Io penso che comunque si stia immaginando una proroga di qualche mese».

Quanti mesi?

«Si parla del 30 giugno, ma sono ipotesi. Sarà il governo a stabilire se e come prolungare questa situazione eccezionale. Io posso solo ripetere che la capacità di convivere con l'infezione non significa che questa sia passata. Magari fosse così. Purtroppo siamo ancora in guerra e dunque l'idea di andare avanti blindati fino al 30 giugno mi pare plausibile e ragionevole. Ma, comunque, toccherà all'esecutivo di qui alla fine dell'anno stabilire la strategia da tenere».

Secondo lei, se la fase di emergenza dovesse durare, questo peserebbe nel futuro di Draghi? Insomma, Draghi sarebbe meno libero di traslocare al Quirinale?

«Questa è una domanda politica».

La risposta?

«Non mi compete. Io da due anni ho due grandi questioni che incombono: la pandemia e il Pnrr».

Che, in soldoni, quanto vale per il Piemonte?

«Circa l'8 per cento del totale. Quindi almeno 15 miliardi di euro. Ho già molto da fare, siamo davanti a un'opportunità storica, non mi metto, almeno per ora, al buio, a dire a Draghi che cosa fare o non fare o quale priorità mettere in cima alla sua agenda».

Se lo stato d'emergenza dovesse finire?

«Ne prenderei atto, come gli altri presidenti di regione.

In generale, osservo che lo stato d'eccezione concentra i poteri nelle mani del governo e questo rende più rapida la catena decisionale. In questi mesi difficili questo è stato un grande vantaggio. In tempi ordinari il Parlamento riprende in pieno il suo ruolo, in qualche modo sacrificato. Ma il nemico è ancora in mezzo a noi».

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