Un filo di imbarazzo. Come dovesse spiegare la materia a qualche giovane praticante: «Qui dobbiamo ragionare sulla diligenza di una persona diciamo normale, nella media».
L' avvocato Luigi Cascone, affermato civilista, partner dello studio Ughi e Nunziante - riflette a voce alta: «Io non ho letto le pagine della sentenza, solo uno stralcio on line, ma credo che sia davvero difficile imputare una colpa, sia pure un concorso di colpa, davanti all'imprevedibile».
In un certo senso, il giudice compone un paradosso: in quella situazione l'imprevedibile era diventato prevedibile.
«Mah. In concreto questo cosa vuol dire? Dobbiamo ancorarci alla realtà, a un criterio che sia applicabile, afferrabile, comprensibile. Non a una sorta di enigma per specialisti».
Anche gli scienziati minimizzavano. Questo non conta?
«Certo che conta. Altrimenti la colpa scatterebbe sempre, in automatico. Si dice che potrebbe esserci in futuro un terremoto devastante in California. Naturalmente, facciamo gli scongiuri, ma se malauguratamente questo dovesse mai avvenire, allora sulla base del ragionamento del giudice abruzzese si potrebbe sostenere che una quota della colpa dovrà ricadere sugli abitanti che non se ne sono andati».
A questo punto sarebbe inutile celebrare i processi.
«Certo. La negligenza, per come la intendiamo noi, è un'altra cosa. Facciamo un esempio: io sono in casa e una scossa la fa crollare, magari solo parzialmente».
E dove sarebbe il concorso di colpa?
«Un attimo. Io resto dentro, magari perché non voglio separarmi dalle mie cose, ma l'edificio è pericolante».
E a un certo punto viene giù con chi è rimasto dentro?
«Esatto. A quel punto sarà arduo sostenere che la scelta sciagurata di non scappare non abbia relazione con quel che poi è fatalmente accaduto e con i danni, più o meno gravi, che ho subito.
C'è stata una condotta incauta: c'era stato un allarme, me l'ero cavata per mia fortuna senza un graffio, ma non ho voluto prendere in considerazione quel che era già evidente. Qui mi sembra tutta un'altra storia. Nessuno sapeva come sarebbe andata a finire e tutti gli esperti, o molto fra loro, incoraggiavano i cittadini a non lasciare le abitazioni. Aspettiamo i giudici d'appello».
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