"Le stimmate autoinflitte? Padre Pio diceva: mica so' scemo..."

L'ultimo frate che ha incontrato il Santo: "Si prendeva fisicamente sulla carne le malattie altrui. Fui io a raccontare a Bergoglio chi era"

"Le stimmate  autoinflitte? Padre Pio diceva: mica so' scemo..."

Al santuario di San Giovanni Rotondo, in provincia di Foggia, sono già iniziate le celebrazioni di due anniversari che riguardano Padre Pio: il centenario delle stimmate, ricevute il 20 settembre 1918, e i 50 anni della morte, datata 23 settembre 1968. Il Giornale ha voluto ascoltare chi lo ha incontrato molto da vicino.

nostro inviato a San Giovanni Rotondo (Foggia)

A quasi 90 anni (li compirà l'anno prossimo) padre Marciano Morra è l'ultimo frate ad aver frequentato padre Pio, sul quale ha scritto vari libri. Vive nel convento accanto alla Chiesa antica, dove il santo da Pietrelcina pregava e confessava. Fu lui a spiegare all'allora arcivescovo di Buenos Aires, il cardinale Jorge Mario Bergoglio, chi era stato padre Pio e che cos'erano i gruppi di preghiera a lui dedicati, dei quali padre Marciano è stato segretario generale per 25 anni.

Quando conobbe padre Pio?

«Avevo 15 anni, ultimi mesi di guerra. Cinque anni prima ero entrato nel seminario cappuccino di Sant'Elia a Pianisi presso Campobasso e alla fine del ginnasio ci portarono a San Giovanni Rotondo. Lo ricordo come il nonno con i nipotini. Un giorno passò il frate economo e padre Pio lo apostrofò: li deve trattare bene, questa è carne che cresce... A tavola mangiava pochissimo, una forchettata di pasta e poi passava il piatto a noi».

Quando lo rivide?

«Da studente di teologia prima di essere ordinato prete. In estate venivamo qui a turno. Io aiutavo a sbrigare la corrispondenza. Arrivavano tantissime lettere che padre Pio non poteva leggere, noi rispondevamo con un formulario ma quando c'erano argomenti particolari si andava da lui per farci dettare le risposte. La sera le lettere nei sacchi venivano benedette da padre Pio e il giorno dopo spedite».

Si confessava da lui?

«Era quasi impossibile. Diceva che non aveva tempo, doveva dedicarsi agli adulti, ai peccati gravi... Allora mi consigliarono di andare alle 3 di notte, un bel sacrificio per un ragazzo di 20 anni. La porta della cella era aperta e padre Pio recitava il breviario seduto al tavolinetto. Ricordo la lentezza nel tracciare il segno di croce per l'assoluzione. Padre Pio si caricava dei peccati che aveva ascoltato, li faceva suoi. Soffriva molto».

Assisté alle sue celebrazioni?

«Servivo la messa, in ginocchio al suo fianco. Erano le occasioni in cui vedevo le stimmate perché per la messa si toglieva i guanti, e prima di indossarli di nuovo faceva baciare la mano a chi aveva servito all'altare. Bisognava sfiorarle appena per non fargli male: si vedeva il sangue vivo. Un giorno accanto a me un signore gliele strinse e padre Pio fece un salto urlando dal dolore».

Padre Gemelli era convinto che le stimmate se le fosse procurate da solo.

«Lui alzava le spalle. Esclamava: Ecché, so' scemo?».

Alla fine della sua vita però le stimmate scomparvero.

«E questo è il vero miracolo».

Scherza?

«Padre Pio aveva problemi circolatori. Negli ultimi anni, come molti anziani aveva sempre freddo, al punto che confessava con una borsa d'acqua calda sulle ginocchia, un'altra sotto i piedi e uno scialle in testa. Tutti sanno che in queste condizioni le piaghe non si rimarginano perché non vengono irrorate dal sangue e vanno in cancrena. Invece le sue a poco a poco si risanarono. Prima si chiusero le ferite ai piedi, tanto che aveva acconsentito a farseli lavare da un fratello laico; sei mesi prima della morte, cominciarono a chiudersi anche quelle delle mani. È il miracolo della risurrezione: anziché incancrenire, la carne rinasce».

Era davvero irascibile come è stato descritto?

«Aveva degli scatti. Al termine delle messe le donne lo assediavano, era l'unico momento in cui potevano avvicinarlo. Volevano toccarlo, addirittura tagliuzzavano pezzi della veste, e lui le allontanava urlando: questo è paganesimo! Ma come, un santo che grida in chiesa in questo modo? In realtà padre Pio era un uomo buono, semplice, che parlava poco se non veniva interpellato, molto arguto e ironico».

Perché la Chiesa ha impiegato tanto tempo per riconoscerne la santità?

«È una questione culturale. Si crede che il santo non sbagli mai. Invece la santità è una vita normale da cristiani. I difetti non pregiudicano la santità: l'unico vero ostacolo sono i peccati. Siamo carichi di debolezze, compreso padre Pio, ma Dio ci giudica sul peccato commesso in coscienza. La santità è accessibile a tutti i battezzati».

Anche senza le stimmate?

«Un giorno, quando non ero ancora prete, mi arriva una lettera da casa dicendo che mio padre era molto malato ai polmoni: l'ospedale di Napoli l'aveva dimesso con poche speranze. Chiesi al padre superiore se potevo portarlo da padre Pio. Pranzammo assieme con altri frati. Uscendo dal refettorio dissi a padre Pio della malattia di mio padre. Lui lo afferrò per il bavero della giacca e con l'altra mano, ridendo, lo prese a pugni sul petto. Tu stai bene gli diceva mentre lo colpiva. Mio padre non morì, se ne andò 15 anni dopo per un'altra malattia. Ma ciò che mi sconvolse, sapendo quanto gli dolessero le piaghe alle mani, fu il dolore che padre Pio dovette provare quando picchiava. Pagava di persona: questo è il segreto della sua spiritualità e l'eredità che lascia a ogni cristiano. Portare i pesi gli uni degli altri».

Proposito evangelico.

«In convento c'era un frate, padre Eduardo, con l'esaurimento nervoso. Dopo un periodo in clinica, incrociò padre Pio, gli disse di essere guarito e gli chiese di continuare a pregare per lui. Ma padre Pio gli rispose: Mi dispiace ma per te non posso fare più niente, perché nel mio corpo non ho neppure 5 centimetri liberi per prendermi la tua malattia. Padre Eduardo, che era esaurito ma ragionava, replicò: Ma come, padre, voi vi prendete la mia malattia? Io guarisco e voi v'ammalate?. Era così».

È vero o no che padre Pio predisse a Karol Wojtyla che sarebbe diventato papa?

«Padre Pio era molto conosciuto in Polonia, anche se la gerarchia non ne parlava. La prima volta che venne in Italia, il giovane Wojtyla venne a San Giovanni Rotondo, accompagnato dalla vedova Boschi, una donna ricchissima di Udine, e lo scienziato Enrico Medi, entrambi amici di padre Pio. Si dice che in questa occasione padre Pio abbia detto a quel pretino polacco: Tu sarai papa nel sangue. Espressione contestata, perché Giovanni Paolo II ha sempre negato. La mia teoria è che padre Pio abbia detto questa frase e Wojtyla non l'abbia capita perché parlava poco l'italiano, ma i due testimoni sì».

A proposito di futuri papi: come andò il suo incontro a Buenos Aires con il cardinale Bergoglio?

«In Argentina fiorivano i gruppi di preghiera di padre Pio. L'arcivescovo, che non li conosceva, mandò un suo segretario, monsignor Noseda, per invitarci a Buenos Aires. Partimmo io e il vicedirettore della Casa Sollievo, francamente piuttosto preoccupati. Invece fu un momento bellissimo al punto che pensai: questo dovrebbe fare il papa».

E così è stato.

L'ha rivisto quando è venuto a San Giovanni Rotondo il 17 marzo?

«Noi frati eravamo tutti in fila per salutarlo. Quando toccò a me gli ricordai l'episodio e gli dissi che avevo pregato perché diventasse papa. Al che Francesco si voltò esclamando: Ecco il colpevole!».

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