Nel 2024 le retribuzioni orarie contrattuali sono aumentate del 3,1% su base annua, superando il tasso medio di inflazione che si è attestata all'1 per cento. L'incremento è stato particolarmente significativo nel comparto industriale (+4,6%) e nei servizi privati (+3,4%).
Tuttavia, nel settore della pubblica amministrazione, la dinamica retributiva è rimasta pressoché stazionaria. A dicembre 2024, si è osservata una flessione tendenziale del 14,1% nelle retribuzioni della Pa. Il calo è attribuibile all'anticipo dell'indennità di vacanza contrattuale erogata a dicembre 2023 per l'intero anno 2024, come previsto dal decreto 145 di quell'anno. Purtroppo, di questo stallo portano la responsabilità anche i sindacati come la Cgil di Maurizio Landini e la Uil di Pierpaolo Bombardieri, oltre all'Usb. Le sigle più a sinistra stanno di fatto bloccando stanziamenti da 5,1 miliardi, destinati ai contratti di 2,3 milioni di dipendenti nei comparti istruzione e ricerca, enti territoriali e sanità. In particolare, nel settore sanitario, che coinvolge oltre 581.000 lavoratori, le negoziazioni si sono arenate a causa della mancata intesa tra le parti sociali. La Cgil e la Uil hanno espresso contrarietà agli accordi proposti, ritenendo insufficienti le risorse economiche stanziate per far fronte all'inflazione e alle esigenze normative. Secondo i due sindacati, gli aumenti medi mensili sarebbero di gran lunga inferiori ai 172 euro evidenziati dalle altre rappresentanze a partire dalla Cisl. Stesso discorso per gli enti locali. La proposta dell'Aran (l'agenzia governativa che funge da controparte per le negoziazioni), modellata su quella delle Funzioni centrali (approvata questa settimana, aumenti di 165 euro e smart working) è stata bocciata da Cgil e Uil che chiedono di più nonostante l'aumento medio mensile per i dipendenti comunali sia pari a 128 euro lordi.
Così mentre i contratti 2022-2024 sono fermi, non si può procedere ai rinnovi
successivi per i quali la legge di Bilancio ha stanziato 11,6 miliardi di euro per le tornate 2025-2027 e 2028-2030. Evidentemente prolungare la fase di stagnazione retributiva fa parte delle strategie di Landini e Bombardieri.
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