Naufraga il tentativo del Pd di imprimere un'accelerazione sulla nuova legge elettorale. La maggioranza si divide e va in tilt in commissione, i renziani votano con il centrodestra e il Pd dichiara guerra a Italia viva, accusandola di «tradire gli accordi». E chiedendo, come si usa prima di una crisi, un «chiarimento politico». Così, accusa Andrea Orlando, «si smentiscono gli impegni assunti alla nascita del governo».
Si era già capito che la strada verso il ritorno al proporzionale, voluto da Pd e Cinque Stelle, fosse più accidentata di quanto si sognava al Nazareno. I renziani di Italia viva (cui non piace la soglia di sbarramento al 5%) si sono subito messi di traverso, bloccando l'intenzione dei Dem di arrivare ad un primo voto di aula entro l'estate. E ieri, con il voto di Iv e delle opposizioni, l'ufficio di presidenza della commissione Affari costituzionali ha respinto la richiesta della maggioranza di adottare il testo, per poi mandarlo in aula a Montecitorio, dove i numeri (a differenza che al Senato) ci sarebbero. Niente da fare: prima della pausa agostana il proporzionale non verrà votato. E dal Pd si scatena la resa dei conti contro i renziani: «Scelta grave: vengono meno ai patti, un atteggiamento ormai intollerabile», dice Michele Bordo. «La nostra priorità sono i posti di lavoro, non quelli in Parlamento», replica Iv.
«Nella maggioranza - attacca il renziano Roberto Giachetti - c'è chi dimentica che non abbiamo fatto nascere questo governo per fare una legge elettorale, ma per dare una prospettiva al Paese e salvarlo dalla deriva sovranista. Noi vogliamo pensare alle cittadine e ai cittadini che sono in affanno, spiace invece che di fronte a una crisi senza precedenti ci sia chi pensa ai seggi e arrivi a mettere in discussione governo e maggioranza in nome di indecifrabili alchimie politiche». La reazione del Pd è velenosa: «Altri tre anni con Renzi che fa Ghino di Tacco non possiamo farli».
Diverse le reazioni del centrodestra: «Abbiamo evitato una forzatura sulle regole del
gioco», esulta Sisto di Fi. «La maggioranza di governo è divisa su tutto, e oggi si conferma - dice Laura Ravetto - Come può, in questo clima di reciproci rancori, il governo affrontare le future decisive sfide dell'economia?»
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